Tempo all’isolamento delle vene polmonari e rischio di recidive

In circa due su tre pazienti sottoposti ad ablazione della Fibrillazione Atriale mediante criopallone non è possibile valutare in tutti i casi il tempo all’isolamento delle vene polmonari. Sono stati pubblicati sull’International Journal of Cardiology i risultati di un’analisi che ha coinvolto 30 centri cardiologici italiani del progetto 1STOP, i quali mostrano tuttavia che la possibilità o meno di documentare questo fattore per tutte le vene polmonari non impatta sugli outcome clinici a un anno di follow up (1).
Sono stati reclutati 1.042 pazienti consecutivi sottoposti ad ablazione della Fibrillazione Atriale mediante criopallone, tipicamente con catetere mappante interno. Per 391 di questi (Gruppo 1) è stato possibile valutare il tempo all’isolamento di tutte le vene polmonari, mentre nei restanti 651 pazienti (Gruppo 2) non è stato possibile registrare i potenziali e valutare il tempo all’isolamento in almeno una delle vene polmonari.
Le procedure relative ai soggetti del Gruppo 1 sono risultate in media più lunghe e caratterizzate da un tempo dedicato all’ablazione maggiore, mentre in riferimento a quelle del Gruppo 2 è stato osservata una durata maggiore della fluoroscopia. Tuttavia, dopo un follow up medio di 14 ± 11 mesi non sono emerse differenze tra i due gruppi in termini di recidive di tachiaritmie atriale sintomatiche, verificatesi nel 20% dei soggetti (20,2% dei pazienti del Gruppo 1 e nel 19,9% di quelli del Gruppo 2; p=0,25), e di complicanze, verificatesi in totale nel 5,2 % dei soggetti.
Bibliografia
1. Stabile G, Tondo C, Curnis A, et al. Efficacy of cryoballoon ablation in patients with paroxysmal atrial fibrillation without time to pulmonary vein isolation assessment. International Journal of Cardiology 2018; 272: 118-122