COVID-19, la testimonianza dell’Ospedale Maggiore di Crema

A cura di Erika Taravelli, Valentina de Regibus e Maurizio Landolina
Fin da subito l’Ospedale di Crema si è trovato coinvolto nell’emergenza COVID-19, data la vicinanza della nostra città con Lodi e la commistione dei due territori. Difficilmente ci dimenticheremo quel venerdì di febbraio in cui abbiamo saputo che una delle prime pazienti con diagnosi di COVID-19 era transitata dalla nostra Unità Coronarica…
All’inizio dell’emergenza ci sono state incertezze e molto dibattito su quale fosse l’esame diagnostico ideale e su come organizzare al meglio la gestione dei pazienti sospetti o con diagnosi certa. Inoltre, eravamo tutti preoccupati di poter esser contagiati a nostra volta e di portare il contagio nelle nostre famiglie. Ogni giorno che passa però acquisiamo maggiori conoscenze e maggior esperienza che ci permettono di “riconoscere” i pazienti sospetti a cui richiedere TC torace e tampone pur in assenza dei classici sintomi da polmonite COVID-19, di interpretare i risultati di tali esami, impostare la terapia per i casi meno complessi, riservando a pneumologi e anestesisti quelli più gravi, e, cosa forse più importante, abbiamo imparato quali sono e come vanno utilizzati i dispositivi di protezione individuali che l’Ospedale ci fornisce. A venirci in aiuto sono stati stilati protocolli e flow-chart che ci aiutano in tutti questi passaggi.
Al momento nel nostro Ospedale ci sono più di un centinaio di pazienti ospedalizzati e circa 60-80 accessi al giorno in Pronto Soccorso per sospette polmoniti da COVID-19. All’ingresso del nostro Pronto Soccorso è stata montata una tenda per il triage, così da identificare immediatamente i pazienti sospetti per COVID-19 e avviarli ad un percorso separato rispetto ai pazienti non COVID-19. In questo modo si limitano al minimo la possibilità di contatti occasionali tra potenziali infetti e non. L’area di degenza per i pazienti in Day-Surgery e il reparto di Ortopedia sono stati trasformati nella zona di osservazione per i pazienti sospetti in attesa del risultato del tampone naso-faringeo. I pazienti in quest’area sono in stanze singole quando possibile, o in stanze multiple con divisori tra i letti e distanze minime rispettate. Tutti i pazienti indossano mascherine chirurgiche e guanti. Una volta confermata la diagnosi, i pazienti vengono ricoverati, a seconda della gravità, in terapia intensiva o nella precedente zona risvegli delle sale operatorie se necessitano di ventilazione meccanica, nei reparti di pneumologia e in Unità Coronarica per la ventilazione non invasiva, nei reparti di medicina o chirurgia se stabili in ossigeno terapia con maschera o nasocannula. In questo momento, mentre scriviamo questo resoconto, la Protezione Civile sta allestendo un Ospedale da campo nell’area parcheggio di fronte all’Ospedale per aiutarci in questa emergenza.
Quasi tutto l’Ospedale è stato trasformato in COVID Hospital! Sono stati mantenuti “puliti” il reparto di Cardiologia, di Oncologia e parte della Neurologia perché alcune patologie tempo-dipendenti quali l’infarto miocardico, l’ictus, le neoplasie e alcuni interventi chirurgici, non possono essere dimenticate nemmeno in questi tempi di guerra. Proprio a questo scopo la regione Lombardia ha attivato un network di Hub e Spoke Hospital: i pazienti che contattano il 112 o 118 per IMA, urgenze neurologiche o traumi vengono centralizzati in alcuni ospedali Hub, mentre agli ospedali Spoke è affidata la cura dei pazienti che si presentano spontaneamente in Pronto Soccorso, così da alleggerire tali centri e permettere di concentrare posti letto ed energie per i pazienti COVID. Nel nostro Ospedale inoltre abbiamo attivato un Pronto Soccorso Cardiologico per cui i pazienti che si presentano al triage con sintomi cardiologici vengono direttamente dirottati verso il nostro Reparto senza transitare dal Pronto Soccorso generale.
Per quanto riguarda la nostra attività come Laboratorio di Elettrofisiologia e Cardiostimolazione, tutte le procedure non urgenti sono state sospese, così come gli ambulatori di aritmologia clinica e per il controllo dei device, così come da decreto regionale. Abbiamo deciso di mantenere attivo l’ambulatorio Pacemaker per i controlli dei device in fase di scarica o con problemi elettrici/aritmici. Per i pazienti dotati di dispositivo per controllo remoto invece abbiamo sfruttato naturalmente tale risorsa per evitare il controllo ambulatoriale non indispensabile in questo momento. La nostra sala di Elettrofisiologia è comunque funzionante per le urgenze sia di pacing che di elettrofisiologia, nonché per le sostituzioni dei generatori di PM/ICD, soprattutto nei pazienti pace-maker dipendenti per i quali non è possibile posporre la procedura.
Siamo tutti esausti per l’importante mole di lavoro e per lo stress emotivo che questo lavoro comporta, ma nessuno cede alla stanchezza o allo sconforto. Ogni giorno incrementiamo il nostro bagaglio di conoscenze che ci permetteranno di vincere questa battaglia. Il sistema sanitario lombardo è considerato uno dei migliori in Italia e il sistema sanitario italiano il migliore d’Europa. Siamo sicuri che tutti insieme ce la faremo!