Ablazione della tachicardia ventricolare nei pazienti con ICD, prima è meglio: il PARTITA trial

Nei pazienti con interventi dell’ICD su tachicardia ventricolare, l’ablazione transcatetere della tachicardia ha un impatto positivo sulla prognosi. Non è tuttavia ancora chiaro quale sia il timing ottimale per procedere con l’ablazione in questi pazienti. Allo scopo di chiarire questo punto un gruppo di ricercatori, per la maggior parte italiani, ha condotto uno studio clinico prospettico, multicentrico, randomizzato, i cui risultati sono stati recentemente pubblicati su Circulation.
Lo studio
Il PARTITA trial (Does Timing of VT Ablation Affect Prognosis in Patients With an Implantable Cardioverter-Defibrillator?) è stato uno studio che si è articolato in 2 fasi. Nella fase iniziale osservazionale dello studio (fase A) sono stati arruolati pazienti consecutivi con cardiomiopatia dilatativa ischemica o non ischemica e indicazione ad impianto di ICD in prevenzione primaria o secondaria. I pazienti sono stati seguiti fino al primo shock appropriato dell’ICD. Dopo aver ottenuto il consenso a partecipare alla seconda fase dello studio (fase B), i pazienti sono stati assegnati in maniera casuale, con un rapporto 1:1, a due bracci di trattamento: ablazione immediata (entro 2 mesi dall’erogazione dello shock) o continuazione della terapia standard. L’endpoint primario dello studio è stato un endpoint composito che comprendeva la morte per ogni causa o l’ospedalizzazione per peggioramento dell’insufficienza cardiaca.
Nella fase iniziale dello studio sono stati arruolati 517 pazienti. Di questi 56 (11%) hanno ricevuto uno shock appropriato durante un follow-up mediano di 2.4 anni. Di questi, 47 (84%) hanno accettato di partecipare alla seconda fase dello studio. Dopo un follow-up mediano di 24.2 mesi, l’endpoint primario si è verificato in 1 su 23 (4%) pazienti assegnati al gruppo di ablazione e in 10 su 24 (42%) pazienti assegnati al gruppo controllo (hazard ratio 0.11; p=0.034). Durante il follow-up non sono stati osservati decessi nel gruppo ablazione, mentre ne sono stati osservati 8 (33%) nel gruppo controllo (p=0.004). Inoltre, nel gruppo ablazione è stato osservato 1 ricovero per peggioramento dell’insufficienza cardiaca (4%) rispetto a 4 nel gruppo controllo (17%; p=0.159). Gli shock dell’ICD sono stati meno frequenti nel gruppo di ablazione (9%) rispetto al gruppo controllo (42%; p=0.039).
In conclusione, i risultati di questo studio dimostrano che l’esecuzione dell’ablazione della tachicardia ventricolare già dopo il primo shock appropriato dell’ICD si associa ad un rischio ridotto dell’endpoint combinato di morte per ogni causa e ospedalizzazione per scompenso cardiaco. L’ablazione si associa inoltre a minore mortalità e a minor rischio di shock dell’ICD. Questi risultati suggeriscono che l’ablazione della tachicardia ventricolare dovrebbe essere considerata già dopo il primo shock dell’ICD.
Bibliografia
Della Bella P, Baratto F, Vergara P, Bertocchi P, Santamaria M, Notarstefano P, Calò L, Orsida D, Tomasi L, Piacenti M, Sangiorgio S, Pentimalli F, Pruvot E, De Sousa J, Sacher F, Tritto M, Rebellato L, Deneke T, Romano SA, Nesti M, Gargaro A, Giacopelli D, Peretto G, Radinovic A. Does Timing of Ventricular Tachycardia Ablation Affect Prognosis in Patients With an Implantable Cardioverter Defibrillator? Results From the Multicenter Randomized PARTITA Trial. Circulation. 2022 Jun 21;145(25):1829-1838.