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Ablazione di fibrillazione atriale in “Day-Hospital”: fattibilità e sicurezza

Dalla letteratura

L’aumento del volume delle procedure di ablazione di fibrillazione atriale (FA) impatta in maniera significativa sull’utilizzo di risorse sanitarie. Data la costante riduzione del tempo procedurale e delle complicanze legate all’ablazione, negli ultimi anni è stata implementata la possibilità di dimissione dall’ospedale nella stessa giornata dell’ablazione, con lo scopo di ridurre l’impatto sulle risorse ospedaliere.

Deyell et al. hanno pubblicato l’esperienza di 427 pazienti sottoposti ad ablazione di FA tra il 2018 e il 2019 e dimessi in giornata in uno studio multicentrico di coorte su Europace.

La procedura in “day-hospital” era la strategia di default prospettata a tutti i pazienti. Tutti le procedure avvenivano in anestesia generale, mentre la scelta del regime di anticoagulazione pre-procedurale, l’accesso vascolare guidato da ultrasuoni e l’energia utilizzata per l’ablazione (radiofrequenza vs. crioenergia) veniva lasciata a discrezione dell’operatore. L’eparina intraprocedurale veniva antagonizzata con protamina nella maggior parte dei casi e l’emostasi vascolare veniva ottenuta con compressione manuale degli accessi. Dopo 3h di riposo a letto, i pazienti venivano dimessi se in grado di camminare senza problemi. L’anticoagulazione veniva ripresa a 6h dal termine della procedura. A 7 e 10 giorni veniva effettuato un follow-up telefonico, a 3, 6 e 12 mesi un follow-up ambulatoriale.

Endpoint dello studio erano il tasso di re-ospedalizzazione o accesso in Pronto Soccorso a 30 giorni dall’ablazione e l’endpoint di sicurezza (composito di morte, stroke o TIA, sanguinamento maggiore richiedente l’ospedalizzazione).

Il 90.5% dei pazienti dello studio è stato dimesso lo stesso giorno dell’ablazione (89.4% in caso di radiofrequenza e 95.1% se usata crioenergia, p=ns). Nei 30 giorni post-procedurali, il 4.8% dei pazienti ha richiesto la re-ospedalizzazione: le cause più comuni erano rappresentate da ricorrenza di aritmia atriale, pericardite, complicanze legate all’accesso vascolare, bradicardia e dispnea. Un quarto dei pazienti invece ha richiesto solamente un accesso in Pronto Soccorso nei 30 giorni (nel 18.2% dei casi non correlato alla procedura). Nessuna differenza statisticamente significativa è stata rilevata in termini di tipo di energia ablativa utilizzata. Similmente, non sono state rilevate differenze in termini di endpoint tra i pazienti dimessi lo stesso giorno della procedura e quelli ricoverati la notte in ospedale per qualsivoglia ragione (complicanze insorte durante la procedura, emostasi complicata, procedure terminate in serata, ecc).

Per quanto riguarda l’enpoint di sicurezza, nei pazienti dimessi lo stesso giorno dell’ablazione di FA non vi sono stati decessi o stroke; 2 pazienti hanno richiesto ospedalizzazione per complicanza agli accessi venosi con necessità di un intervento vascolare, 2 pazienti per versamento pericardico e 1 per fistola atrio-esofagea a > 24h dalla dimissione.

Gli autori concludono che la procedura di ablazione di FA in “day-hospital” è fattibile nella maggior parte dei pazienti, anche non selezionati, e può essere considerata una strategia di default per ottimizzare le risorse sanitarie ospedaliere.

 

A cura di Elisa Ebrille, Ospedale Maria Vittoria – Martini, ASL Città di Torino, Torino

 

Bibliografia

Deyell MW, Hoskin K, Forman j, et al. Same-day discharge for atrial fibrillation ablation: outcomes and impact of ablation modality. Europace. 2023 Feb 16;25(2):400-407. doi: 10.1093/europace/euac170.

 

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