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FA in economia: occhio all’obesità e ai fattori di rischio

Dalla letteratura

Cost effectiveness e clinical effectiveness di programmi finalizzati alla riduzione del peso e alla gestione dei fattori di rischio del paziente con fibrillazione atriale: il JACC: Clinical electrophysiology pubblica i risultati dello studio CENT del Centre for Heart Rhythm Disorders dell’Università di Adelaide.

Lo studio rappresenta la prosecuzione di un altro trial randomizzato pilota, pubblicato nel 2013 sul JAMA, che era stato condotto dallo stesso centro australiano. Questo primo trial clinico aveva riscontrato una diminuzione della gravità dei sintomi della fibrillazione atriale e un benefico del rimodellamento cardiaco in quei pazienti che oltre a una riduzione di peso avevano si erano giovati di una gestione intensiva dei fattori di rischio. Restava però da indagare la costo efficacia di questi programmi.

Lo studio

Lo studio CENT ha arruolato 208 pazienti che avevano scelto di aderire a un programma di gestione dei fattori di rischio e 147 pazienti che avendo declinato l’invito sono stati inseriti come gruppo di controllo. Il programma consisteva nello spingere il paziente a tenere un diario giornaliero sulle abitudini alimentari, sull’attività fisica svolta dove registrare i valori pressori, tutti dati utili che di tre mesi in tre mesi venivano confrontati dagli autori dello studio con i target raggiunti dei seguenti fattori di rischio: ipertensione, intolleranza al glucosio, dislipidemia, apnea notturna e utilizzi di tabacco e alcol. Con un attività di counseling si cercava di aiutare il paziente arruolato a perdere peso, a fare più attività fisica e a tenero conto di altri fattori di rischio. I pazienti del gruppo di controllo invece ricevevano informazioni sulla gestione dei fattori di rischio e venivano incoraggiati a gestirle sotto il controllo del medico con cui erano in cura.  La gestione della fibrillazione atriale veniva invece seguita separatamente in un Centro di Aritmologia distinto all’oscuro dei medici.

Il follow up è stato di circa 4 anni. Rispetto al gruppo di controllo il gruppo di intervento ha mostrato un miglioramento significativamente maggiore in diversi fattori di rischio cardiovascolare e nella riduzione del burden di fibrillazione atriale. Ha fatto un minor uso di servizi sanitari, di visite specialistiche non programmate, di ingressi al pronto soccorso e ospedalizzazioni. Inoltre in media è stato sottoposto a un numero inferiore di procedure di cardioversione e ablazione.

Inoltre, aggiungono gli autori, il programma si traduce in un risparmio economico: il costo sanitario atteso dei pazienti nei quattro anni era di 17.421 dollari per i pazienti inseriti nel programma di intervento rispetto i 20.388 dollari per i pazienti di controllo.

Conclusioni

La motivazione alla base si questo studio è la necessità di un cambiamento di policy e di finanziamenti per rendere disponibili questi programmi a tutti i pazienti con fibrillazione atriale. Come hanno commentato gli autori l’auspicio è che di vedere una riduzione dell’epidemia della fibrillazione atriale. Il costo viene essenzialmente dalle visite cliniche e dal tempo investito dai medici. Ma come dimostrato dallo studio CENT diventa costo-efficacia in termini di riduzione delle procedure che si rendono necessarie e del ricorso ai reparti di emergenza.

Bibliografia
Pathak RK, Evans M, Middeldorp ME, et al. Cost-Effectiveness and clinical effectiveness of the risk factor management clinic in atrial fibrillation: the CENT study. JACC Clin Electrophysiol 2017; DOI:10.1016/j.jacep.2016.12.015.

Abed HS, Wittert GA, Leong DP, et al. Effect of weight reduction and cardiometabolic risk factor management on symptom burden and severity in patients with atrial fibrillation. JAMA 2013; 310: 2050-60.

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