Impatto della COVID-19 sulle procedure di elettrofisiologia in un centro di riferimento

La malattia da coronavirus 2019 (COVID-19) è caratterizzata da un preminente interessamento dell’apparato respiratorio; tuttavia, negli ultimi mesi abbiamo appreso che le complicanze cardiovascolari rappresentano una delle manifestazioni cliniche più temibili di COVID-19, in quanto associate a una peggior prognosi. Tra queste, le aritmie meritano particolare attenzione. Infatti, COVID-19 può determinare un danno miocardico che, a sua volta, può favorire l’insorgenza di aritmie ventricolari potenzialmente fatali. Inoltre, i farmaci in uso per il trattamento di COVID-19 possono determinare effetti proaritmici, ad esempio prolungando la durata del potenziale d’azione e, con essa, l’intervallo QT e, pertanto, innescando aritmie da post-depolarizzazione precoce.
La diffusione della pandemia ha comportato la necessità di riorganizzare tutta l’assistenza sanitaria, dando la priorità ai malati con patologie a gestione non differibile e rimandando o annullando l’erogazione di prestazioni sanitarie elettive. In questo contesto sociale e sanitario senza precedenti, anche l’attività dei centri di riferimento per l’elettrofisiologia si è dovuta necessariamente adattare; tuttavia, pochi studi sono andati a valutare il reale impatto di COVID-19 su un centro di terzo livello per la cura delle problematiche aritmologiche.
Lo studio
Recentemente è stato pubblicato sulla rivista Circulation: Arrhythmia and Electrophysiology uno studio osservazionale, condotto presso l’azienda ospedaliero-universitaria “Ospedali Riuniti” di Ancona, che è andato a valutare quale sia stato l’impatto della pandemia da COVID-19 sull’attività dell’unità di elettrofisiologia dell’ospedale, cui afferiscono le più importanti problematiche aritmologiche della regione Marche, con i suoi 1,5 milioni di abitanti. Durante il periodo della pandemia, è stata data la priorità alle procedure non differibili, come le ablazioni trans-catetere di storm aritmico, le estrazioni di dispositivi cardiovascolari impiantabilia causa di infezioni non controllabili con la sola terapia antibiotica, gli impianti di pacemaker o defibrillatori e le sostituzioni del generatore. Prima di accedere alla sala di aritmologia, tutti i pazienti sono stati sottoposti ad uno screening clinico e laboratoristico per COVID-19, comprendente anche l’esecuzione di un tampone rino-faringeo per la ricerca del virus. Inoltre, il personale in servizio durante le procedure è stato ridotto al minimo indispensabile ed è stato fatto ampio uso di dispositivi di protezione individuale, incluse mascherine FFP2, occhiali e camici monouso in caso di un sospetto di COVID-19.
Nelle prime sette settimane dalla riorganizzazione del nostro ospedale per fronteggiare la pandemia, sono state effettuate 79 procedure di elettrofisiologia, perlopiù sostituzioni di generatore, impianti di pacemaker o defibrillatore, ma anche ablazioni per storm aritmico (n=8) ed estrazioni di dispositivi per infezione (n=5). Rispetto ai sei mesi precedenti, nel periodo della pandemia abbiamo riscontrato un marcato calo del numero settimanale di procedure (da 24 a 12). Questo dato è risultato conseguenza di una riduzione di tutti i tipi di procedure, tranne le sostituzioni di generatore e le estrazioni di dispositivi, i cui numeri si sono mantenuti stabili e le ablazioni di storm aritmico, che sono significativamente aumentate.
Implicazioni cliniche dello studio
I risultati di questo studio confermano che COVID-19 ha avuto un importantissimo impatto sull’attività di un centro di elettrofisiologia di terzo livello, comportando una marcata riduzione del numero totale di procedure. Il riscontro di un significativo aumento del numero di ablazioni perstorm aritmico merita un’attenzione particolare. Infatti, risulta difficile ipotizzare un meccanismo diretto attraverso il quale COVID-19 possa aver scatenato gli storm aritmici e quindi portato più pazienti a sottoporsi ad ablazione transcatetere, in quanto nessun paziente è risultato affetto da COVID-19. Possiamo però sospettare che il nuovo contesto socio-sanitario imposto dal diffondersi della pandemia possa avere favorito l’insorgenza deglistorm aritmici, ad esempio determinando un peggioramento dell’assistenza ambulatoriale e territoriale dei pazienti affetti da scompenso cardiaco. Questi dati sottolineano la necessità di non abbandonare i nostri pazienti in questo periodo di pandemia, ma di continuare ad assisterli, sfruttando ancor più di prima gli strumenti offerti dalle moderne tecnologie, in primis il monitoraggio remoto.
Paolo Compagnucci e Federico Guerra
Azienda Ospedaliero-Universitaria “Ospedali Riuniti” di Ancona
Bibliografia
Compagnucci P, Volpato G, Pascucci R, Falanga U, Misiani A, Molini S, Spinucci G, Cipolletta L, Conti M, Grifoni G, Carboni L, Perna GP, Munch C, Di Eusanio M, Capucci A, Casella M, Guerra F, Dello Russo A. Impact of the COVID-19 Pandemic on a Tertiary-Level ElectrophysiologyLaboratory in Italy.CircArrhythmElectrophysiol2020;13(9):e008774.