La sfida della sindrome del QT lungo acquisita

La sindrome del QT lungo acquisita (ALQTS) nei pazienti ricoverati si associa a un tasso di mortalità per tutte le cause più elevato. È questo il risultato principale di uno studio realizzato presso il First Affiliated Hospital della Dalian Medical University (Liaoning, Cina) e pubblicato recentemente sulla rivista Heart Rhythm. Dai risultati è inoltre emerso che l’ALQTS potrebbe essere spesso trascurata in quanto la maggior parte dei pazienti affetti da questa patologia non verrebbe trattata nei reparti di cardiologia.
Lo studio
I ricercatori hanno preso in considerazione 41.369 pazienti ricoverati presso tutti i reparti di una singola struttura (First Affiliated Hospital) dal 1 settembre 2013 al 28 febbraio 2014, per i quali erano disponibili 52.070 elettrocardiogrammi standard. Di questi, 293 sono risultati affetti da una forma grave di ALQTS (QTc ≥ 500 ms), pari allo 0,7% dei partecipanti: una prevalenza 18 volte maggiore rispetto alla forma ereditaria della sindrome del QT lungo. Al follow-up a un anno è emerso un tasso di mortalità per tutte le cause più elevato nei pazienti affetti da ALQTS, rispetto a quelli con un intervallo QT nella norma (≤ 440 ms). I non sopravissuti sono risultati essere più frequentemente maschi, anziani e caratterizzati da una frequenza cardiaca più elevata. Analizzando le cause dirette di morte è però emerso che la prognosi di questi pazienti è stata determinata principalmente dalla gravità delle loro patologie primarie, come emorragie cerebrali, tumori in fase avanzata, infezioni, malattie terminali del fegato, dei polmoni e dei reni. Per quanto riguarda l’effetto sul tasso di mortalità, la gravità della malattia principale è quindi risultata superare di molto i rischi legati all’intervallo QT. Tuttavia, dallo studio è anche emerso che la maggior parte dei pazienti affetti da ALQTS (86%) aveva sviluppato questa condizione in un reparto diverso da quello di cardiologia. “È quindi possibile – scrivono gli autori – che il tasso di aritmie pericolose per la vita sia stato sottostimato in quanto i pazienti erano trattati per la patologia primaria e quindi non seguiti da specialisti cardiologi”.
Conclusione
Una delle sfide principali è quindi quella di identificare tempestivamente i pazienti ricoverati ad alto rischio. Una prospettiva che risulta però particolarmente complessa, soprattutto nei reparti diversi da quelli di cardiologia, in assenza di un sistema centralizzato di monitoraggio delle aritmie e delle sindromi del QT lungo. Inoltre tra i fattori risultati associati allo sviluppo di ALQTS, e che andrebbero quindi presi in considerazione, gli autori segnalano l’assunzione di farmaci che determinano un allungamento dell’intervallo QT e la presenza di uno squilibrio elettrolitico. Inoltre, concludono gli autori, “studi ulteriori sono necessari per individuare un’eventuale predisposizione genetica alla ALQTS e sviluppare un sistema di monitoraggio con un buon rapporto costo-efficacia”.
Fonte
Yu H, Zhang L, Liu J, et al. Acquired long QT syndrome in hospitalized patients. Heart Rhythm 2017; 14(7): 974 – 978