Necessità di switch da S-ICD a dispositivo transvenoso: risultati del registro iSUSI

L’impossibilità di erogare terapia di pacing rappresenta uno dei principali limiti del defibrillatore sottocutaneo (S-ICD). Questo limite rende questo dispositivo poco indicato nei pazienti con disturbi di conduzione, nei pazienti con necessità di stimolazione antitachicardica (ATP) e nei pazienti con necessità di terapia di resincronizzazione cardiaca (CRT). Dati provenienti dal mondo reale sulla percentuale di switch da un sistema S-ICD ad un sistema transvenoso sono limitati.
Al fine di chiarire questo aspetto è stata eseguita un’analisi del registro iSUSI, un registro multicentrico internazionale real-world che ha arruolato un ampio numero di pazienti consecutivi sottoposti ad impianto di S-ICD, i cui risultati sono stati recentemente pubblicati su Heart Rhythm.
Lo studio. Sono stati inclusi nell’analisi tutti i pazienti sottoposti ad impianto di S-ICD arruolati nel registro iSUSI. Nel corso del follow-up è stato valutato il tasso di switch da S-ICD ad un dispositivo transvenoso ed analizzate le motivazioni cliniche che hanno portato a tale switch. Sono state inoltre ricercate le caratteristiche cliniche basali e le variabili procedurali eventualmente associate ad una più alta probabilità di switch. È stato infine valutato il rischio di shock appropriati ed inappropriati.
Sono stati arruolati un totale di 1509 pazienti (50.8±15.8 anni; 76.9% maschi; cardiopatia ischemica 32.0% ischemico; FE media 38%). Durante un follow-up mediano di 26.5 mesi, 155 pazienti (10.3%) hanno ricevuto uno o più shock appropriati e 144 pazienti (9.3%) hanno ricevuto uno o più shock inappropriati. Un totale di 41 pazienti (2.7%) pazienti hanno avuto necessità di switch da S-ICD ad un dispositivo transvenoso: 13 pazienti per bradicardia; 10 pazienti per necessità di CRT; 10 pazienti per shock inappropriati ripetuti, non correggibili con la riprogrammazione del device. Un BMI >30 kg/m2 (OR 2.57 [1.37-4.81], p=0.003) e l’insufficienza renale cronica (OR 2.67 [1-29-5.54], p=0.008) erano fattori predittori indipendenti di necessità di switch ad un dispositivo transvenoso.
In conclusione, i risultati di questa ampia analisi multicentrica dimostrano che durante un follow-up mediano di oltre 2 anni la necessità di switch da S-ICD a dispositivo transvenoso non è frequente (2.7%). La necessità di stimolazione antibradicardica, la necessità di CRT e gli shock inappropriati costituiscono le ragioni principali che rendono necessario lo switch. Un alto BMI e l’insufficienza renale cronica sono fattori predittivi di un più alto rischio di necessità di switch.
Bibliografia
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