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Potenziali effetti del coronavirus sul sistema cardiovascolare

Dalla letteratura

La sindrome respiratoria acuta grave (SARS) causata da coronavirus 2019 (COVID-19) è rapidamente cresciuta in una pandemia. I rapporti provenienti da tutto il mondo confermano che una grossa percentuale di pazienti colpiti dall’infezione ha una patologia cardiovascolare sottostante (1). In una recente review di Madjid M e collaboratori, pubblicata su JAMA Cardiology ha esaminiamo i potenziali effetti del coronavirus sul sistema cardiovascolare.

I dati provenienti dalle precedenti epidemie da coronavirus e dalle epidemie influenzali stagionali indicano che le infezioni virali possono scatenare sindromi coronariche acute, aritmie sopraventricolari e ventricolari, e favorire l’insorgenza o la riacutizzazione di una insufficienza cardiaca, principalmente a causa di una combinazione di risposta infiammatoria sistemica e infiammazione vascolare localizzata al livello della placca ateroscletorica.

I dati sempre più numerosi raccolti in corso dell’attuale pandemia indicano che la malattia COVID-19 può indurre nuove malattie cardiache e/o esacerbare problematiche cardiovascolari sottostanti. L’incidenza, la gravità, l’estensione e gli effetti cardiovascolari a breve e a lungo termine causate da COVID-19, insieme all’effetto di trattamenti specifici non sono ancora noti e sono oggetto di studio. Ad oggi è noto che l’età avanzata (>60 anni), il sesso maschile e la presenza di comorbilità, in particolare patologie cardiache sottostanti, sono predittori di più alta mortalità nell’infezione da COVID-19. Altri potenti fattori prognostici negativi indipendenti sono l’evidenza laboratoristica di danno miocardico (alti livelli di troponina), l’insorgenza di miocardite e ARDS. Un altro dato importante è che le complicanze cardiovascolari sono più frequenti nei pazienti con forme più grave di infezione, probabilmente a causa della più intensa risposta infiammatoria.

Al fine di limitare la diffusione dell’infezione da COVID-19 in tutto il mondo sono in fase di sviluppo e attuazione interventi su larga scala di sanità pubblica. Questi interventi, come l’autoisolamento, la quarantena dei pazienti infetti, la diagnosi precoce della malattia, insieme al rispetto rigoroso delle norme igieniche basilari, sono fondamentali per contenere e curare l’infezione da COVID-19 e dovrebbero essere fortemente implementate.

Fino a quando non saranno disponibili terapie antivirali specifiche ed efficaci contro la SARS-CoV-2, il trattamento di COVID-19 sarà principalmente basato sulla terapia di supporto e sul trattamento delle complicanze. Il trattamento delle complicanze cardiovascolari dovrebbe essere basato sulle terapie suggerite dalle linee guida cardiologiche di riferimento. Come con altre condizioni che scatenano malattiche cardiache acute, è raccomandato l’uso di antiaggreganti, β-bloccanti, ACE-inibitori e statine. Ipoteticamente, le statine possono ridurre l’infiammazione sistemica, aiutare a stabilizzare ulteriormente le placche e prevenire una destabilizzazione della placca indotta dal virus, che può essere causa di sindromi coronariche acute. La tempesta di citochine associata a COVID-19 probabilmente gioca un ruolo nello sviluppo di ARDS e miocardite fulminante e l’uso di immunomodulatori per ridurre questa risposta iperinfiammatoria potrebbe essere utile nel ridurre la mortalità.

Bibliografia

1. Madjid M, Safavi-Naeini P, Solomon SD, et al. Potential Effects of Coronaviruses on the Cardiovascular System: A Review. JAMA Cardiology 2020; doi: 10.1001/jamacardio.2020.1286.

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