Quel rischio dopo la sostituzione valvolare chirurgica…

La chirurgia coronarica è un salvavita ma comporta un effetto progressivo sulla conduttività del tessuto del cuore. Un nuovo studio pubblicato su Heart Rhythm ha stimato che i pazienti sottoposti a sostituzione valvolare chirurgica hanno un rischio più alto dalle 3 alle 7,6 volte di dover ricevere l’impianto di pacemaker rispetto ai pazienti sottoposti a bypass aorto-coronarico CABG. Il rischio è maggiore quando sono state sostituite due o tre valvole.
Ma il valore aggiunto dello studio apparso su Heart Rhythm è l’aver voluto inquadrare i rischi per il paziente non solo nell’immediato postoperatorio ma anche nel lungo termine. Le evidenze ad oggi raccolte in letteratura avevano il limite di aver valutato la frequenza di questa evenienza nella fase post-operatorio dei canonici 30 giorni e senza fare una confronto con il CABG.
Lo studio
Dallo UK National Health Service Hospital Episode Statistics sono stati estratti i dati procedurali di 135.356 pazienti sottoposti per la prima volta, dal 2002 al 2016, in 176 diversi centri alla sostituzione della valvola aortica (SVA) (n = 111.674), di quella mitralica (SVM) (n = 18.402) o di entrambe (SVA + SVM) (n = 5166), o della valvola aortica più la mitralica e più la tricuspide (SVA + SVM + SVT) (n=114). Questi dati sono stati confrontati con quelli di un gruppo di controllo di 249.742 pazienti sottoposti a CABG senza intervento di sostituzione della valvola. Nei cinque gruppi qui sopra elencati il pacemaker era stato impiantato rispettivamente nel 9,25% dei pazienti, 10.8%, 12,3%, 15,8%, and 3,54%.
Nel periodo post operatorio la frequenza di impianto di pacemaker è risultata simile nei pazienti con SVA (4,22%) e SVM (4,38%) e più alta più alta in quelli con SVA + SVM (5,6%) e con SVA + SVM + SVT (7,9%) (P < 0, 001). Per poi aumentare nell’arco di 10 anni rispettivamente al 14,4%, 15,6%, 18,3% e al 25,9% (P < 0,001). Mentre nello stesso arco di tempo la frequenza cumulativa di impianto di pacemaker per i pazienti sottoposti a CABG era cresciuta dallo 0,67% al 5,11%.
Gli autori riportano che i pazienti sottoposti a sostituzione valvolare chirurgica avevano anche una mortalità più alta che cresceva con la complessità dell’intervento chirurgico (26,8% per SVA, 30.1% per SVM, 36.8% per doppia valvola, 39,5% per la tripla valvola a fronte del 20,5% del gruppo di controllo CABG).
L’analisi multivariata ha evidenziato come predittori indipendenti di impianto di pacamaker l’età (2,2 volte più alto nei pazienti over80 versus under60), il genere maschile e il ricovero in emergenza. Anche il diabete pre-esistente, lo scompenso cardiac e l’insufficienza renale erano fattori predittivi.
Conclusioni
Quindi questa tipologia di intervento – concludono gli autori – si associa a un rischio a lungo termine di impianto di pacemaker. Età, sesso maschile, ricovero d’emergenza, diabete mellito preesistente, scompenso cardiaco e insufficienza renale sono predittori indipendenti di impianto di pacemaker. Quindi dopo sostituzione valvolare andrebbe tenuta sotto controllo anche nel lungo termine la necessità di un impianto di pacemaker e in seconda istanza verificare se sono presenti sintomi quali vertigini, sincope o quant’altro possa suggerire un rischio bradicardia.
Bibliografia
Leyva F, Qiu T, McNulty D, et al. Long-term requirement for pacemaker implantation after cardiac valve replacement surgery. Heart Rhythm 2016;