Notizie e commenti

Radiazioni ionizzanti in gravidanza: rischi reali oppure no?

Dalla letteratura

La percentuale di studentesse di Medicina e di donne Medico è aumentata nettamente negli ultimi anni, sino a raggiungere il 50% del totale sia in Europa che negli Stati Uniti. Anche il numero di Cardiologhe è recentemente aumentato, ma il rapporto femmine/maschi rimane comunque inferiore rispetto a quello presente in altre Specialità. Questo risulta ancora più marcato nell’ambito della Cardiologia Interventistica (Emodinamica ed Elettrofisiologia), dove il coinvolgimento femminile è estremamente limitato.

L’esposizione alle radiazioni ionizzanti rappresenta l’ostacolo maggiore per le donne in training e in età riproduttiva, in considerazione dei possibili rischi al feto causati dalle radiazioni ionizzanti. Pertanto, molte donne preferiscono evitare di intraprendere una carriera legata all’esposizione a radiazioni. Per le donne con un percorso già definito, in ogni caso, la gravidanza comporta l’allontanamento dalla sala operatoria per più di 1 anno (gravidanza e congedo per maternità obbligatoria), andando a impattare su molti ambiti personali e professionali, primo tra tutti la possibilità di carriera.

 

La review

La review di Saada et al. pubblicata su Europace analizza i dati disponibili in letteratura sui rischi al feto legati all’esposizione alle radiazioni ionizzanti in gravidanze delle Operatrici.

Vengono presi in considerazione i dati relativi alla radiazione di fondo ambientale a cui ciascuna persona è esposta indipendentemente dal proprio lavoro e i dati relativi all’esposizione delle lavoratrici misurata grazie ai dosimetri indossati durante le procedure interventistiche. Vengono analizzati i possibili rischi legati alle radiazioni, sia per quanto riguarda la donna (rischio di infertilità e aborto spontaneo), sia per quanto concerne il prodotto del concepimento (rischio deterministico di malformazioni fetali, ritardo di crescita, basso QI, ritardo mentale e rischio stocastico di tumore in età pediatrica). Vengono inoltre valutati tutti gli strumenti a disposizione per ridurre la dose di radiazione ricevuta, dall’uso delle paratie, all’utilizzo corretto dei camici di piombo e dei dosimetri, alle specifiche tecniche del tubo radiogeno.

Sulla base degli studi esistenti in letteratura, gli Autori sostengono che il rischio di eventi avversi per la donna in gravidanza o per il feto causati dall’esposizione corretta e regolata alle radiazioni ionizzanti è estremamente basso, con una media di 1 mSv di esposizione all’anno per la donna e <0.5 mSv per il feto, valore al di sotto della radiazione ambientale di fondo (1-2.3 mSv) ed estremamente al di sotto di valori considerati rischiosi per lo sviluppo di patologie fetali (valori > 50 mSv).

Gli Autori concludono che è di fondamentale importanza una appropriata educazione in materia, sia per le Operatrici, sia per i Responsabili di Struttura, sia per le Istituzioni.

A cura di Elisa Ebrille, Ospedale Maria Vittoria – Martini, ASL Città di Torino, Torino

 

Bibliografia

Saada M, Sanchez-Jimenez E, Roguin A. Risk of ionizing radiation in pregnancy: just a myth or a real concern? EP Europace, 2022;, euac158, https://doi.org/10.1093/europace/euac158. Online ahead of print.

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