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Ruolo prognostico dell’edema miocardico evidenziato in fase acuta dalla risonanza magnetica cardiaca in pazienti sopravvissuti ad un arresto cardiaco extra-ospedaliero: uno studio multicentrico

Dalla letteratura

L’arresto cardiaco (AC) improvviso può essere causato da una condizione acuta e reversibile (come la sindrome coronarica acuta e la miocardite), da un substrato cronico (come le cardiomiopatie o la cardiopatia ischemica post-infartuale) o da una sindrome aritmica primitiva (come le canalopatie). La diagnosi differenziale rispetto ai substrati cronici e irreversibili è particolarmente importante perché le attuali linee guida non raccomandano l’impianto di un defibrillatore nei pazienti con storia di tachicardia ventricolare/fibrillazione ventricolare nel contesto di una patologia acuta e potenzialmente reversibile. Tuttavia, nei pazienti ricoverati per arresto cardiaco extra-ospedaliero, la diagnosi può essere particolarmente complicata utilizzando gli strumenti diagnostici tradizionali come l’elettrocardiogramma, il dosaggio della troponina e l’ecocardiogramma, che possono risultare alterati in maniera aspecifica.

La risonanza magnetica cardiaca (RMC) eseguita in fase acuta ha le potenzialità di mettere in evidenza la presenza di edema miocardico alle sequenze T2-pesate, che rappresenta l’epifenomeno di un danno acuto. Precedenti studi hanno rivelato l’importante ruolo diagnostico della RMC dopo un arresto cardiaco extra-ospedaliero.

Recentemente sono stati pubblicati sul Journal of the American Heart Association i risultati di una ricerca che ha coinvolto 9 centri italiani e che è stata promossa dall’Area Giovani per la Ricerca dell’AIAC, che ha avuto l’obiettivo di valutare quale fosse il ruolo dell’edema miocardico alla RMC nel predire le recidive aritmiche durante il follow-up.

Sono stati inclusi 101 pazienti (71% maschi, età mediana 47 anni) che rispondevano ai seguenti criteri di inclusione: 1) storia di arresto cardiaco extra-ospedaliero di natura aritmica; 2) RMC eseguita entro 1 mese dall’evento (mediana 11 giorni); 3) sottoposti a impianto di ICD in prevenzione secondaria e 4) follow-up di almeno 1 anno. Alle sequenze T2-pesate, l’edema miocardico è stato osservato in 18 pazienti che, sulla base del quadro clinico, della coronarografia e del pattern delle alterazioni tissutali alla RMC è stato considerato di natura ischemica in 10 e infiammatoria in 8 (Figura 1).

Figura 1. Esempio di due pazienti sopravvissuti ad arresto cardiaco extra-ospedaliero con quadro coronarografico caratterizzato da stenosi coronarica critica, non sopraslivellamento del tratto ST all’ECG post-arresto, e rialzo della troponina. Il primo paziente presentava una stenosi critica della circonflessa, alle sequenze per T2 per edema evidente aumento di segnale alla parete laterale del ventricolo sinistro (A), alle sequenze post-contrasto evidente aumento di segnale subendocardico omosede (B). I reperti sono compatibili con sindrome coronarica acuta. Il secondo paziente, con stenosi critica della coronaria destra, presentava invece sequenze per edema negative (C) ma late-enhancement di natura ischemica alla parete inferiore (D): tale quadro è compatibile con una cardiopatia ischemica post-infartuale (modificata da: Zorzi A, et al. Prognostic Role of Myocardial Edema as Evidenced by Early Cardiac Magnetic Resonance in Survivors of Out-of-Hospital Cardiac Arrest: A Multicenter Study. J Am Heart Assoc. 2021 Nov 16;10(22):e021861).

Gli altri pazienti presentavano patologie strutturali croniche (N=54) o un cuore strutturalmente normale indicativo di patologia aritmica primitiva (N=29). Durante un follow-up mediano di 47 mesi, 24 hanno avuto un intervento appropriato dell’ICD: i pazienti con edema miocardico in fase acuta hanno presentato un follow-up significativamente migliore (Figura 2), sia considerando solamente gli ICD shock, sia considerando insieme shock e ATP.

Figura 2. Riassunto dello studio (modificata da: Zorzi A, et al. Prognostic Role of Myocardial Edema as Evidenced by Early Cardiac Magnetic Resonance in Survivors of Out-of-Hospital Cardiac Arrest: A Multicenter Study. J Am Heart Assoc. 2021 Nov 16;10(22):e021861).

In particolare, i due pazienti con edema miocardico in fase acuta che hanno presentato recidive aritmiche in follow-up erano stati colpiti da una sindrome coronarica acuta nel contesto di una cardiopatia ischemica cronica con frazione di eiezione alla dimissione severamente ridotta: una condizione che rappresenta di per sé indicazione all’ICD. Nessun paziente con edema in fase acuta e frazione di eiezione non severamente ridotta ha presentato eventi in follow-up. L’associazione tra edema miocardico e follow-up rimaneva significativa all’analisi multivariata.

In conclusione, lo studio ha mostrato che l’edema miocardico, che denota un substrato aritmico acuto e potenzialmente reversibile, si associa ad un basso rischio di recidiva di FV/TV durante il follow-up. Questi dati potrebbero avere un impatto significativo sulle future linee guida sulla gestione dei pazienti con aritmie ventricolari.

A cura di Alessandro Zorzi, Azienda Ospedaliera di Padova, chairman dell’Area Arresto cardiaco extraospedaliero dell’AIAC.

 

Bibliografia

Zorzi A, Mattesi G, Baldi E, Toniolo M, Guerra F, Cauti FM, Cipriani A, De Lazzari M, Muser D, Stronati G, Marcantoni L, Manfrin M, Calò L, Lanzillo C, Perazzolo Marra M, Savastano S, Corrado D. Prognostic Role of Myocardial Edema as Evidenced by Early Cardiac Magnetic Resonance in Survivors of Out-of-Hospital Cardiac Arrest: A Multicenter Study. J Am Heart Assoc. 2021 Nov 16;10(22):e021861

 

 

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