L’ablazione rischia di rimanere a terra in Italia
Mentre l’ablazione transcatetere della fibrillazione atriale decolla in Europa, nel nostro Paese i tagli ingiustificati dei rimborsi per le procedure di ablazione rischiano di disincentivare l’esecuzione di questa terapia riconosciuta nei LEA e nelle linee-guida scientifiche. Le riflessioni di Sakis Themistoclakis e Massimo Tritto.
La fibrillazione atriale (FA) è la più frequente aritmia cardiaca ed ha un significativo impatto sulla qualità della vita, morbilità e sopravvivenza dei soggetti affetti. Per varie ragioni, il numero dei pazienti con FA è in costante ed esponenziale aumento con conseguente crescita dei costi di gestione legati prevalentemente ai ricoveri ospedalieri. Nell’ultimo decennio sono state sviluppate tecniche di ablazione transcatetere finalizzate principalmente all’isolamento elettrico delle vene polmonari che hanno la potenzialità di prevenire efficacemente le recidive di FA.
Il trattamento della fibrillazione atriale mediante ablazione transcatetere è riconosciuto come un importante presidio terapeutico ed è incorporato sia nelle linee guida delle società scientifiche che nei livelli essenziali di assistenza del Ministero della Salute. Sebbene, a causa principalmente dell’inadeguatezza dell’attuale sistema di codifica, non sia agevole misurare il numero di procedure di ablazione che vengono eseguite in Italia su base annua, questo sembra comunque di molto inferiore a quello rilevato in altri paesi della Unione Europea (vedi ad esempio, la Germania).
Tale dato non può dipendere da ragioni epidemiologiche, ma trova più probabilmente spiegazione in motivazioni culturali ed economiche.
Costi e benefici dell’ablazione transcatetere della FA
L’Associazione Italiana di Aritmologia e Cardiostimolazione (AIAC) ha prodotto e pubblicato nel 2011 un report di Health Technology Assessment (HTA) riguardante tale terapia della FA. Lo scopo di questo report era quello di definire il valore della procedura di ablazione transcatetere della FA al fine di promuoverne l’utilizzo in un’ottica di efficacia, efficienza ed appropriatezza d’uso.
Attraverso un’ampia revisione bibliografica, nel documento:
- sono state definite l’epidemiologia, l’impatto clinico e gli aspetti socio-economici della FA,
- sono state analizzate le diverse modalità di trattamento alternative all’ablazione transcatetere,
- sono stati riportati in dettaglio i risultati, i rischi e il rapporto costo-beneficio dell’ablazione transcatetere.
Sono stati inoltre analizzati i costi del trattamento ablativo in Italia attraverso un’analisi bottom-up a partire da uno specifico questionario somministrato ad un campione rappresentativo nazionale e da una rilevazione dei costi unitari eseguita presso quattro ospedali di riferimento.
Il costo medio di produzione di una procedura di ablazione è risultato pari a 8868 € e la voce di costo più significativa era rappresentata dai materiali di consumo. Tale costo è coperto dai rimborsi nei diversi paesi della Comunità Europea. Tali rimborsi vanno dagli 8.500-8.700 € circa della Germania, dell’Austria e del Regno Unito, agli oltre 10.000 € della Francia e superano i 23.000 € in Svizzera. Al contrario, dall’analisi effettuata in Italia il DRG 518 di riferimento, in media di 5.376 €, non era già all’epoca dell’analisi sufficiente a remunerare i fattori produttivi. Infatti, l’ablazione transcatetere della FA era remunerata dalla tariffa circa il 35% in meno rispetto ai costi sostenuti dagli ospedali.
Rimborsi ridotti
Recentemente la revisione del DRG di riferimento, eseguita nell’ambito della “spending review”, riducendo tale rimborso a circa 3900 € ha aumentato ulteriormente la differenza con i costi di produzione in controtendenza rispetto ad altri paesi della dell’Unione Europea. Tale rimborso, largamente insufficiente rispetto ai costi di produzione, può disincentivare l’esecuzione delle procedure di ablazione delle aritmie più complesse come la FA, limitando l’accesso dei pazienti a una terapia riconosciuta nei livelli essenziali di assistenza e con chiare indicazioni nelle linee guida nazionali e internazionali.
Nella prospettiva imminente dell’apertura delle frontiere nell’ambito dell’Unione Europea per quanto riguarda i trattamenti sanitari, una costrizione dell’offerta terapeutica rischia anche di facilitare l’emigrazione verso Paesi in cui tali strategie di trattamento sono maggiormente sostenute dai rispettivi sistemi sanitari.
Oggi in Italia ben 13 Regioni adottano la Tariffa Unica Nazionale (TUN) che prevede il suddetto incomprensibile ed ingiustificato taglio del rimborso per le procedure di ablazione transcatetere. Si tratta di una situazione che, come già segnalato in vari richiami – inascoltati – dell’AIAC, mette a rischio la sostenibilità del sistema e che contribuisce senza dubbio ad aumentare il divario con il mondo occidentale.
Sakis Themistoclakis, Ospedale dell’Angelo, Mestre (VE)
Massimo Tritto, Humanitas Mater Domini – Castellanza (VA)