Innovazione tecnologica applicata all’Aritmologia
Anche quest’anno il XVI convegno Progress in Clinical Pacing, che si è tenuto a Roma, ha visto un’ampia partecipazione di colleghi provenienti da tutto il mondo. Un appuntamento annuale importante per confrontarsi sui temi più interessanti dell’Aritmologia, l’approccio clinico, le innovazioni tecnologiche, le più recenti tecniche diagnostiche e terapeutiche e, non da ultimo, l’economia sanitaria.
“Nell’ambito dell’Aritmologia e della cardiostimolazione l’innovazione gioca un ruolo fondamentale”, commenta Gianluca Botto, Presidente dell’Associazione Italiana di Aritmologia e Cardiostimolazione e Direttore dell’Unità Operativa di Elettrofisiologia presso l’Ospedale Sant’Anna di Como. “I progressi tecnologici hanno portato allo sviluppo di dispositivi medicali sempre più all’avanguardia che consentono un elevato livello diagnostico e terapeutico.”
Ne è un esempio l’utilizzo degli elettrocateteri quadripolari che permettono di ridurre le complicanze comuni agli impianti di dispositivi biventricolari per la gestione dello scompenso cardiaco. Un altro fattore di successo è il monitoraggio domiciliare dei pazienti scompensati, fondamentale per una gestione tempestiva della patologia a vantaggio del paziente ma anche a vantaggio del sistema sanitario, con riduzione degli accessi e dei tempi di degenza ospedaliera e quindi abbattimento dei costi.
“La continua evoluzione tecnologica dei dispositivi medicali deve avere proprio questa doppia finalità, migliori benefici per i pazienti e riduzione dei costi sanitari”, sottolinea Massimo Santini, Chairman del XVI International Symposium on Progress in Clinical Pacing e Presidente della World Society of Arrhythmias.
“Non dimentichiamo che il recente lancio del primo pacemaker senza fili stravolgerà una tecnica di impianto consolidata da ormai più di 50 anni. Questi nuovi dispositivi mini-invasivi riducono sensibilmente il rischio di complicanze legate all’impianto di un pacemaker tradizionale e alla rottura dei cateteri. Nonostante le dimensioni estremamente ridotte che corrispondono ad un decimo di un pacemaker tradizionale, il pacemaker senza fili garantisce una longevità analoga a quella del pacemaker tradizionale offrendo al paziente anche il vantaggio estetico dell’assenza di cicatrici o rigonfiamenti della tasca nella zona dove verrebbe alloggiato il pacemaker tradizionale”, commenta Santini. “La possibilità di curare le aritmie, anche in maniera definitiva, è l’obiettivo principale della comunità scientifica per migliorare la vita dei pazienti riducendo nel tempo i ricoveri in termini numerici e di durata di degenza. Le nuove tecnologie possono contribuire a raggiungere questo obiettivo; devono essere pertanto accessibili da un punto di vista economico e rimborsate dal Servizio Sanitario quando la loro efficacia è dimostrata. Nel medio e lungo termine il trattamento definitivo delle aritmie è un risparmio per l’intero sistema sanitario.”
Alcuni numeri
A livello mondiale lo scompenso cardiaco è una delle principali cause di morte: in Italia sono circa 1,5 milioni i pazienti affetti da questa patologia, ogni anno ci sono circa 170.000 nuovi casi e il 20% dei pazienti affetti muore; con questo ritmo si ipotizza che i malati di scompenso cardiaco possano raddoppiare entro i prossimi 15 anni. Questa popolazione determina 500 ricoveri per scompenso al giorno. Tutto questo si può prevenire anche grazie all’uso di dispoditivi impiantabili.
Anche i disturbi del ritmo cardiaco sono in costante aumento. Si calcola che nel nostro Paese siano circa un milione le persone affette da questo genere di disturbi e che le aritmie cardiache in particolare siano una delle patologie cardiache più comuni (rappresentano circa il 35% di tutte le malattie cardiovascolari). Basti pensare che in Europa nel 2012 sono stati impiantati 923 pacemaker per milione di abitanti, in Italia 1.008 per milione di abitanti. Nel 2013 nel nostro paese sono stati più di 64.000 i pacemaker impiantati.
Fonte
Comunicato stampa del XVI convegno Progress in Clinical Pacing.