Un nuovo indice della qualità delle lesioni ablative
Interviste a Valerio De Sanctis, Vincenzo Schillaci, Luca Rossi, Daniela Dugo e Domenico Grieco.
La realizzazione di lesioni ablative stabili durante la procedura di isolamento delle vene polmonari per il trattamento della fibrillazione atriale parossistica è fondamentale ai fini di ridurre la probabilità di riconnessione e di ricomparsa dell’aritmia. L’introduzione del Force-Time Integral (FTI) ha permesso di migliorare l’efficacia della procedura, ma non ha risolto tutti i problemi associati. Infatti, poiché l’FTI non tiene in considerazione la potenza associata alle lesioni ablative, queste risultano spesso non durature: un terzo dei pazienti continua ad andare incontro a una riconnessione (1). Ora anche questo limite è stato superato grazie allo sviluppo di Ablation Index (BioSense Webster, Inc.): un marker della qualità della lesione ablativa che incorpora stabilità, tempo e potenza in una formula ponderata. Questo permette di avere riproducibilità, in quanto operatori differenti riportano risultati comparabili, standardizzazione, infatti il workflow ottimizzato permette l’isolamento delle vene secondo parametri oggettivi e semplificazione, perché tutti i parametri sono racchiusi in un unico valore, Ablation Index, che permette di ottenere un alto successo procedurale (92,3±1,3% di pazienti liberi da FA) (2). Abbiamo chiesto a cinque aritmologi di descrivere le loro percezioni in merito all’utilizzo di questo nuovo indice ablativo.
Biosense Webster: Nuove tecnologie, Nuove certezze
Bibliografia
- Das M, Loveday JJ, Winn GJ, et al. Ablation index, a novel marker of ablation lesion quality: prediction of pulmonary vein reconnection at repeat electrophysiology study and regional differences in target values. Europace 2017; 19: 775 – 783.
- Taghji P, El Haddad M, Phlips T, et al. Evaluation of a Strategy Aiming to Enclose the Pulmonary Veins With Contiguous and Optimized Radiofrequency Lesions in Paroxysmal Atrial Fibrillation:A Pilot Study. JACC: Clinical Electrophysiology 2017; DOI: 10.1016/j.jacep.2017.06.023.
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