All'origine delle extrasistoli ventricolari
Gli Annals of Noninvasive Electrocardiology pubblicano una nuova analisi dei dati di MADIT-CRT sull’origine delle extrasistoli ventricolari in pazienti che ricevono una terapia di resincronizzazione.
Le contrazioni ventricolari premature (premature ventricular contraction, PVC) avvengono frequentemente nei pazienti con disfunzione ventricolare sinistra. Tuttavia si sa poco sul carico della malattia e sulle caratteristiche morfologiche delle PVC nei pazienti che ricevono la terapia di resincronizzazione cardiaca.
Recentemente gli Annals of Noninvasive Electrocardiology hanno pubblicato una nuova analisi dei dati di MADIT-CRT dalla quale è emerso che circa un terzo dei pazienti con malattia non ischemica sottoposti a terapia di resincronizzazione aveva una cardiopatia correlata ad extrasistoli ventricolari che originavano dal tratto di efflusso del ventricolo destro.
Spesso la causa della cardiomiopatia non ischemica non è ben caratterizzata pertanto “quando si osserva un alto carico di PVC da un sito specifico – ha commentato Mehmet Aktas della University of Rochester Medical Center, primo autore dello studio – ci si chiede se potrebbe essere o meno una cardiomiopatia indotta da PVC e se quindi la soppressione dei battiti extrasistolici mediante farmaci o mediante ablazione a radiofrequenza potrebbe migliorare la cardiomiopatia”.
Lo studio
Lo studio ha preso in esame i dati di 146 pazienti arruolati nello studio MADIT-CRT che avevano avuto prima dell’impianto del device più di 5000 PVC rilevate nelle 24 ore di monitoraggio con l’Holter. In 75 pazienti (51%) le extrasistoli provenivano dal tratto ventricolare di efflusso , mentre nei rimanenti dal tratto di efflusso ventricolare sinistro o destro e dai seni di Valsava.
È emerso che i pazienti con extrasistoli provenienti dal tratto di efflusso e quelli con extrasistoli non provenienti dal tratto di efflusso avevano un rischio di scompenso cardiaco/mortalità del tutto simile . Anche il grado di rimodellamento ecocardiografico inverso è risultato simile in questi due sottogruppi di pazienti.
Confrontando il quadro dei pazienti con cardiomiopatia ischemica e di quelli con cardiomiopatia non ischemica è risultato che questi ultimi avevano registrato nelle 24 ore in media un totale di PVC leggermente maggiore (8950 versus 8807). Un altro dato interessante è che le PVC provenienti dal tratto ventricolare di efflusso erano più frequenti tra i pazienti con cardiomiopatia non ischemica e, viceversa, quelle non provenienti dal tratto ventricolare di efflusso tra i pazienti con cardiomiopatia ischemica.
Circa un terzo dei pazienti – sia con cardiomiopatia ischemica sia con cardiomiopatia non ischemica – aveva una tachicardia ventricolare sostenuta con una morfologia che corrispondeva ai PVC predominanti.
Conclusioni
Quanto emerge dall’analisi di MADIT-CRT è che nei pazienti con lievi sintomi di scompenso cardiaco non c’è differenza nel rischio di scompenso cardiaco e di mortalità tra i casi con PCV provenienti dal tratto di efflusso e i casi con PVC non provenienti dal tratto di efflusso.
Un altro dato interessante è che quasi un terzo dei pazienti inclusi nell’analisi aveva una tachicardia non sostenuta con una morfologia corrispondente alle PVC dominanti. Un risultato che potrebbe avere implicazioni nel valutare se l’ablazione di questi siti potrebbe migliorare la funzione ventricolare del paziente.
Bibliografia
Aktas MK, Mittal S, Kutyifa V, et al. The Burden and Morphology of Premature Ventricular Contractions and their Impact on Clinical Outcomes in Patients Receiving Biventricular Pacing in the Multicenter Automatic Defibrillator Implantation Trial-Cardiac Resynchronization Therapy (MADIT-CRT). Annals of Noninvasive Electrocardiology Article first published online: 16 FEB 2015 DOI: 10.1111/anec.12268