Cryoballoon e radiofrequenza a confronto
Uno studio condotto in Belgio mette a confronto gli esiti clinici dell’isolamento circonferenziale delle vene polmonari mediante ablazione con radiofrequenze e con crioenergia. I risultati a un follow up di un anno su Europace.
Le procedure di ablazione della fibrillazione atriale mediante isolamento elettrico delle vene polmonari sono eseguite in pazienti con forme parossistiche resistenti ai farmaci o forme cliniche persistenti, con risultati clinici sostanzialmente simili. L’isolamento circonferenziale delle vene polmonari, che dovrebbe portare al mantenimento del ritmo sinusale, può essere ottenuto con cateteri ablatori con radiofrequenza e negli ultimi anni con il “cryoballoon”, catetere che utilizza la crioenergia invece della radiofrequenza.
L’efficacia e gli esiti clinici ottenuti con le due procedure – quella convenzionale con radiofrequenza e quella con crionenergia di seconda generazione – sono risultati sovrapponibile in un follow up a medio termine. Tuttavia nessun dato a un follow up più lungo era ad oggi disponibile, come spiegano i colleghi dell’Heart Rhytm Management Centre di Bruxelles, autori dello studio pubblicato su Europace che è stato appositamente disegnato per colmare questa lacuna di evidenze. L’obiettivo primario dello studio è stato infatti comparare gli esiti clinici delle due procedure per l’isolamento delle vene polmonari a un anno di distanza e quello secondario identificare dei possibili predittori di recidive di aritmie.
Lo studio
Lo studio ha incluso complessivamente 100 pazienti consecutivi con fibrillazione atriale resistente a farmaci, con una età media di 62 anni e per tre quarti maschi, ricoverati nello stesso Centro. Metà sono stati sottoposti ad isolamento delle vene polmonari mediante ablazione con catetere a radiofrequenza a punta irrigata guidata dal mappaggio in 3D; l’altra metà con cryoballoon di 28 mm. Sono state considerate come recidive le tachiaritmia atriali superiori ai 30 secondi documentate dopo la procedura con ECG standard oppure con il monitoraggio continuo di 24 ore con Holter e nel corso delle visite sia di controllo programmate sia indotte dai sintomi.
Mediamente l’ablazione con cryoballoon per essere eseguita ha richiesto in media 90,5 + 41,7 minuti a fronte dei 140,2 + 46,9 minuti dell’ablazione con radiofrequenza; i tempi di esposizione alla fluoroscopia sono stati di 14,5 + 6,6 minuti a fronte dei 19,8 + 6,8 minuti.
A un follow up di un anno, dopo i 3 mesi di periodo di blanking, l’assenza di tachiaritmia atriale senza farmaci dopo una singola procedura è stata documentata nel 60% (28/50) dei pazienti del gruppo del cryoballoon e nel 56% (27/50) dei pazienti del gruppo della radiofrequenza. Infine, a un’analisi multivariata, sono stati individuati come predittori indipendenti delle comparsa di tachiaritmie atriali post procedura: la durata della fibrillazione atriale persistente e le recidive nel periodo di periodo di blanking.
Le conclusioni
In sintesi, dai dati raccolti emerge che:
1. il mantenimento del ritmo sinusale e l’assenza di tachiaritmie dopo isolamento delle vene polmonari con radiofrequenza e con crioenergia sono paragonabili a distanza di un anno dalla procedura ablativa,
2. rispetto all’ablazione punto per punto a radiofrequenza, la procedura di seconda generazione con cryoballoon riduce i tempi di esecuzione e di esposizione alle radiazioni,
3. la durata della persistenza della fibrillazione atriale e la comparsa di aritmie nel periodo di blanking sembrano essere dei predittori di recidive dopo la procedura.
“Questo studio, per la prima volta, dimostra l’efficacia dell’isolamento delle vene polmonari ottenuto mediante ‘cryoballoon’ nel trattamento della fibrillazione atriale persistente”, ci spiega Giuseppe Ciconte, primo nome dello studio. “Questa tecnologia, relativamente recente, consente di ottenere risultati clinici simili a quelli ottenuti mediante ablazione convenzionale con catetere da radiofrequenza dotato di sensore di contatto, a fronte di tempi di procedura e di esposizione alle radiazioni nettamente inferiori. Il mantenimento del ritmo sinusale è stato ottenuto in circa il 60% dei pazienti per gruppo. Sebbene i nostri sforzi debbano essere completamente rivolti ad ottenere percentuali di successo maggiori, tale risultato tuttavia consente di estendere l’approccio mediante ‘cryoballoon’ come prima procedura ablativa a tutti pazienti affetti da fibrillazione atriale persistente.”
laura tonon
Bibliografia
Ciconte G, Baltogiannis G, de Asmundis C, et al. Circumferential pulmonary vein isolation as index procedure for persistent atrial fibrillation: a comparison between radiofrequency catheter ablation and second-generation cryoballoon ablation. Europace 2015; DOI: http://dx.doi.org/10.1093/europace/euu350