Fibrillazione atriale e declino cognitivo
I disturbi cognitivi e i problemi di memoria hanno un declino più rapido nei pazienti anziani con fibrillazione atriale. Le conferme da un ampio studio longitudinale pubblicato sulla rivista Neurology.
I disturbi cognitivi, la demenza e i problemi di memoria sono comuni nella popolazione che invecchia. Diversi studi hanno messo in luce che il naturale processo del declino cognitivo e della demenza senile potrebbe accelerarsi quando subentra nell’anziano una fibrillazione atriale. Delle nuove conferme vengono da una recente ricerca, condotta da un gruppo di ricercatori statunitensi diretti da Evan Thacker, dell’Università di Birmingham, che ha esaminato l’associazione tra fibrillazione e deficit cognitivo in un ampio studio longitudinale, focalizzando l’analisi sui pazienti fibrillanti e non ma senza ictus cerebrale.
Scopo dello studio pubblicato sull’ultimo numero della rivista Neurology è stato infatti verificare se la fibrillazione atriale rappresenti un fattore di rischio di demenza e declino cognitivo indipendentemente da eventi ischemici cerebrali.
Lo studio
Lo studio ha coinvolto un campione di 5.888 uomini e donne over65 arruolati nel Cardiovascular Health Study nel 1989/1990 o nel 1992/1993 che al basale non avevano né una storia clinica di ictus né di fibrillazione atriale. Per monitorare e misurare nel corso degli anni le loro funzioni cognitive, dal 1900/1991 al 1998/1999 sono stati sottoposti annualmente al Modified Mini-Mental State Examination [ 3MSE ] e al Digit Symbol Substitution Test (DSST), due test neuropsicologici che calcolano con un punteggio le funzioni cognitive e della memoria.
Dalla studio sono stati successivamente esclusi 730 partecipanti a cui era stato diagnosticato un ictus cerebrale nel corso dello studio. Dei 5.150 partecipanti rimasti, 552 hanno manifestato fibrillazione atriale (circa l’10.7% del campione) nel follow up di 7 anni. Il confronto delle curve predittive del declino cognitivo legato all’età elaborate con i punteggi del 3MSE ha evidenziato un peggioramento più precoce e più rapido associato alla fibrillazione atriale. Per esempio, tra gli 80 e gli 85 anni il peggioramento delle funzioni cognitive osservato è stato in media di -6,4 punti (su 100) negli anziani che non avevano mai sviluppato fibrillazione atriale (95% CI: -7.0, -5.9), mentre è risultato di -10,3 (95% CI: -11.8, -8.9) punti negli partecipanti coetanei che avevano sviluppato la fibrillazione atriale ad 80 anni con una differenza di -3,9 punti (95% CI: -5.3, -2.5). Molto simili le differenze calcolate tra i 75 e gli 80 anni e tra gli 85 e i 90 anni.
Un risultato analogo è stato riscontrato anche comparando le curve dei punteggi del test DSST dove a parità di età il declino cognitivo nell’arco dei cinque anni successivi alla diagnosi di fibrillazione atriale è risultato maggiore di 2 punti (differenza: -2,1 punti; 95% CI: -3,1, -1,2) di quello calcolato in assenza di malattia del ritmo.
Conclusioni
Nel complesso i risultati ottenuti evidenziano che anche in assenza di ictus cerebrale i pazienti anziani fibrillanti hanno una maggiore probabilità di sviluppare un declino cognitivo o forme di demenza.
Gli autori commentano che il loro studio longitudinale su un’ampia coorte di soggetti è in linea con le evidenze di recenti trial (quali ONTARGET e TRASCEND) e, cosa importante, aggiunge per la prima volta nuove evidenze sul grado medio di declino cognitivo associato alla sola fibrillazione atriale in assenza di ictus clinico. Concludono che sono tuttavia necessarie ulteriori indagini per mettere a fuoco perché questo declino cognitivo si verifica e come prevenire le conseguenze avverse della fibrillazione atriale sulle funzioni cognitive dell’anziano.
Bibliografia
Thacker EL, McKnight B, Psaty BM, et al. Atrial fibrillation and cognitive decline: A longitudinal cohort study. Neurology 2013; DOI:10.1212/WNL.0b013e31829a33d1