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I limiti della pausa sinusale dell'atleta

Una revisione sistematica pubblicata su Europace mette in dubbio il valore della soglia di 3 secondi della pausa sinusale, fissata dalla 36esima Consensus Conference di Bethesda, per identificare la predisposizione a bradiaritmie negli atleti competitivi.

Lo screening di preparticipazione allo sport agonistico viene raccomandato per diagnosticare precocemente malattie cardiovascolari non prima sospettate e per valutare l’eventuale squalificazione dell’atleta dalle attività competitive sulla base dell’indice di rischio misurato. Per il giudizio di idoneità allo sport agonistico sono disponibili dei protocolli di riferimento. In Italia abbiamo il COCIS 2009 redatto dalla Società italiana di cardiologia dello sport e dalla Federazione Medico-Sportiva Italiana, insieme all’Associazione Italiana di Aritmologia e Cardiostimolazione, l’Associazione Regionale di Cardiologi Ambulatoriali, la Società Italiana di Ecografia Cardiovascolare e la Società Italiana di Cardiologia Pediatrica. Negli USA, le linee guida di riferimento sono racchiuse nel documento della 36esima Consensus Conference di Bethesda del 2005, che dedica un capitolo allo screening delle aritmie nello sportivo con raccomandazioni basate principalmente sul consenso degli esperti di quanto “sembra essere ragionevole”.

Il rischio di bradiaritmie nell’atleta competitivo viene valutato sulla base di diverse indagini diagnostiche tra cui la rilevazione di pause o arresti sinusali, che sono un disturbo della conduzione e si manifestano come una interruzione del normale ritmo sinusale. La Consensus Conference di Bethesda stabilisce che pause cardiache asintomantiche uguali o inferiori a 3 secondi potrebbero non aver alcun significato, mentre pause più lunghe sintomatiche potrebbero essere anormali.

Il reale valore della soglia di 3 secondi fissata dalla Consensus Conference di Bethesda per identificare la predisposizione a bradiaritmie negli atleti competitivi è stato esplorato nella revisione sistematica della letteratura, presentato in anteprima online da Europace, condotto su 11 pubblicazioni che riportavano la registrazione della pausa sinusale oltre a informazioni sulla storia clinica di atleti competitivi. 

Lo studio

Dalle 11 pubblicazioni sono stati raccolti i dati di 194 atleti (10,8% di genere femminile) con pausa cardiaca da 1,35 a 30 secondi. L’analisi è stata circoscritta a 120 atleti dei quali erano disponibili le registrazioni specifiche della durata della pausa o del range della durata, sebbene non fosse sempre chiaro se le pause erano state registrate a riposo o meno. Centosei atleti avevano una pausa cardiaca inferiore o uguale a 3 secondi (92 erano asintomatici e 14 sintomatici); mentre i rimanenti 14 avevano una pausa superiore alla soglia limite dei 3 secondi (9 erano asintomatici e 5 sintomatici): 10 avevano un arresto sinusale, 1 presentava sia un arresto sinusale sia un blocco atrio-vetricolare e 3 un blocco atrio-ventricolare di secondo e terzo grado. Non ci sono stati decessi durante il follow up (7,46 + 5,1 anni). Rispetto ai sintomi, la soglia “uguale o inferiore a 3 secondi” aveva un valore predittivo positivo (35,7%) e una bassa sensitività (26,3%), ma un buon valore predittivo negativo (87,6%) e un’alta specificità (91%). 

Conclusioni

I risultati indicano che la soglia dei 3 secondi non discrimina adeguatamente atleti competitivi potenzialmente sintomatici e asintomatici e che non dovrebbe essere usata come un fattore determinante per l’esclusione di atleti competitivi. Inoltre, la soglia dei 3 secondi non sembra legittimare né una restrizione dell’esercizio fisico né un intervento terapeutico precoce. Gli autori della revisione sistematica hanno calcolato che una pausa di 5 secondi potrebbe garantire una maggiore specificità del test a fronte però di una mancata sensitività. “Gli studi futuri – concludono –  dovrebbero esaminare follow up più lunghi per individuare i criteri diagnostici per identificare negli atleti competitivi la predisposizione a bradiaritmie preoccupanti.” 

Bibliografia

Senturk T,  Xu H,  Puppala K, et al. Cardiac pauses in competitive athletes: a systematic review examining the basis of current practice recommendations. Europace 2015; First published online: 21 November 2015

 

 

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