ICD, donne e possibili iniquità nelle cure
Una vasta letteratura, soprattutto statunitense, ha sensibilizzato la comunità scientifica sui rischi di una iniquità di genere nella gestione del paziente cardiovascolare: gli uomini sarebbero più tempestivamente assistiti e, spesso, in maniera più appropriata.
Nuovi indizi provengono da uno studio dell’Università di Toronto: le donne che ricevono un defibrillatore-cardioversore impiantabile hanno la stessa probabilità dei pazienti maschi di fruire di un consulto specialistico, ma hanno almeno un terzo delle probabilità in meno di godere di un’assistenza appropriata e un rischio di importanti complicanze legate al dispositivo significativamente maggiore. E importante sottolineare però che in questo studio prospettico che ha reclutato oltre 5000 pazienti in Ontario non si sono registrate differenze di mortalità collegate al genere.
Pubblicato sugli Annals of Internal Medicine (primo autore è Derek R. MacFadden, University of Toronto), lo studio sembra suggerire che le modalità attraverso le quali la comunità cardiologica stratifica il rischio di morte improvvisa non sono del tutto applicabili alla popolazione di sesso femminile; mentre la frazione di eiezione è un predittore prognostico importante nell’uomo, è possibile che non si possa dire lo stesso nella donna, ha dichiarato a Heartwire uno degli autori, Douglas S. Lee.
Fonte
MacFadden DR, et al. Sex Differences in Implantable Cardioverter-Defibrillator Outcomes: Findings From a Prospective Defibrillator Database. Annals of Internal Medicine 2012: 156: 195-203.