Inquinamento, scompenso e ricoveri
Dal Lancet arrivano nuove conferme sugli effetti nocivi dello smog sulla salute del cuore: l’esposizione agli inquinanti dell’aria aumenta il rischio di decesso e ospedalizzazione in pazienti con scompenso cardiaco.
Il binomio inquinamento dell’aria e salute del cuore è stato indagato in diversi studi osservazionali ed epidemiologici. Il quadro che ne emerge è che anche brevi esposizioni agli inquinanti dell’aria possono aumentare il rischio di mortalità cardiovascolare, particolarmente nelle popolazioni più suscettibili. Ad esempio, è stato osservato in più studi che maggiore è il livello di esposizione, maggiore è il rischio di eventi cardiovascolari acuti, tra cui l’infarto del miocardio. Tuttavia, ad oggi, sono meno noti gli effetti dell’aria inquinata su altre condizioni cardiovascolari, quali l’insufficienza cardiaca che rappresenta a tutti gli effetti un’emergenza per la sanità pubblica e per la popolazione anziana. Oltre 23 milioni di persone nel mondo soffrono di scompenso.
A fare luce su questa area grigia è revisione sistematica e metanalisi a firma di Anoop Shah dell’Università di Edimburgo e colleghi, pubblicata in anteprima online sul Lancet. La revisione ha esaminato l’associazione tra i livelli di inquinamento dell’aria e le mortalità e ospedalizzazioni per insufficienza cardiaca scompensata acuta.
Lo studio
Facendo una ricerca sui cinque database elettronici (Ovid Medline, Embase, Global Health, CINAHL e Web of science), sono stati selezionati 1146 studi e 195 sono stati revisionati nel dettaglio. Di questi ultimi, 35 studi soddisfacevano i criteri di inclusione per analizzare l’associazione tra incremento giornaliero nell’aria di gas tossici (monossido di carbonio, biossido di azoto, biossido di zolfo e ozono) e particolato PM2,5 e PM10 e casi di mortalità e decessi per scompenso cardiaco.
Combinando i dati dei 35 studi selezionati è stato calcolato che le ospedalizzazioni e i decessi aumentano del 3,52% (95%, CI 2,52-4,54) per ogni incremento di 1 parte per milione (ppm) di monossido di carbonio, del 2,36% (95%, CI 1,35-3,38) e 1,70% (95%, CI 1,25-2,16) per ogni incremento di 10 ppm rispettivamente di biossido di zolfo e biossido di carbonio. Anche il particolato ha un suo peso con un aumento del 2,12% per ogni incremento 10 mg/m3 di PM2,5 (95%, CI 1,42-1,82) e dell’1,63% per uno stesso aumento di PM10 (95%, CI 1,20-2,07).
Inoltre, è stato calcolato che l’associazione tra inquinanti e rischio di ospedalizzazioni e ricoveri è più marcato il giorno stesso in cui aumenta l’esposizione all’inquinamento atmosferico.
Conclusioni
Gli autori concludono che la revisione sistematica evidenzia una stretta associazione temporale tra aumenti degli inquinanti dell’aria e dei ricoveri e ospedalizzazioni di pazienti scompensati. Sono necessari ulteriori studi per confermare i danni dell’emergenza ambientale dell’inquinamento sulla salute. Tuttavia, continuano gli autori, abbiamo un’altra conferma che l’inquinamento dell’aria è a tutti gli effetti un problema di sanità pubblica pervasivo con conseguenze rilevanti sulla malattia cardiovascolare e sull’economia sanitaria che dovrebbe restare un obiettivo chiave delle politiche di salute globale.
Si stima che se negli Stati Uniti si riducessero il PM2,5 di 3,9 μg/m3, si conterebbero quasi 8.000 ricoveri in meno per disturbi cardiaci e si risparmierebbero circa 333 milioni di dollari l’anno.
La revisione è stata finanziata dalla British Heart Foundation.
Bibliografia
Shah ASV, Langrish JP, Nair HP, et al. Global association of air pollution and heart failure: a systematic review and meta-analysis. The Lancet, Early Online Publication, 10 July 2013 doi:10.1016/S0140-6736(13)60898-3