La gestione della FA secondo EORP-AF
In Europa cresce l’utilizzo della terapia anticoagulante orale ma è ancora limitato il ricorso agli inibitori diretti del fattore Xa. Continua a essere subottimale l’applicazione delle linee guida europee per il trattamento dei pazienti con fibrillazione atriale a più basso e a più alto rischio di ictus. I primi risultati del registro pilota europeo EORP-AF.
La fibrillazione atriale (FA) è il disturbo del ritmo cardiaco più comune nei paesi occidentali. Si stima che in Europa il numero di adulti con più di 55 anni con diagnosi di FA raddoppierà tra il 2010 e il 2060, con forti implicazioni per la salute pubblica. Alla luce di queste proiezioni è importante avere un quadro chiaro sulla epidemiologia e trattamento della FA e correggere quei punti ancora deboli nella pratica clinica reale per arrivare a una gestione ottimale del paziente con fibrillazione atriale.
Proprio in quest’ottica la Società Europea di Cardiologia ha lanciato un nuovo Registro europeo prospettico sulla FA – Observational Research Programme-Atrial Fibrillation (EORP-AF) – che ha presentato i suoi primi risultati sulla rivista EUROPACE.
Lo studio
Con il coinvolgimento di cardiologi ospedalieri e territoriali di nove paesi omogeneamente distribuiti sul territorio, il registro generale pilota di EORP-AF ha raccolto i dati clinici di 3049 pazienti con fibrillazione atriale che erano stati visitati in ospedale, ambulatorio e studio medico da febbraio 2012 a marzo 2013.
I pazienti avevano un’età media di 68,8 anni e per il 40,4% di genere femminile. Il 30,3% aveva una FA di prima diagnosi, il 26,5% una FA parossistica che come atteso è stata la forma più frequente vista nei centri specializzati; a seguire, il 21% aveva ricevuto una diagnosi di FA persistente, il 17,3% di FA permanente e il 4,8% di FA persistente di lunga durata. Forme asintomatiche di FA erano comuni, in particolari nel sottogruppo di pazienti con FA permanente.
I dati clinici raccolti da EORP-AF hanno inoltre evidenziato che solo nel 3,9% dei pazienti, la FA non era associata ad altre patologie cardiache e non (FA isolata). Le comorbilità più comunemente associate alla patologia del ritmo erano l’ipertensione arteriosa (70,9%), lo scompenso cardiaco (47,5%) e infine la cardiopatia valvolare (63,5% includendo anche anomalie valvolari di grado lieve all’ecorcardiografia). Il 6,4% dei pazienti presentava un ictus precedente e il 13,2% aveva un’insufficienza renale.
Per quanto riguarda la gestione terapeutica della FA, il registro EORP-AF ha evidenziato dei cambiamenti interessanti. In primis, l’amiodarone è risultato l’antiaritmico più usato (nel 20%) seguito dai bloccanti dei canali del calcio. I farmaci più usati per il controllo del ritmo sono risultati essere i beta-bloccanti e la digossina. Un altro dato interessante è il miglioramento dell’aderenza alla raccomandazioni per la terapia anticoagulanti orale rispetto quanto era stato riscontrato nelle survey EuroHeart e AFNET. L’80% dei pazienti arruolati erano in terapia con anticoagulanti orali: il 71,6% riceveva antagonisti della vitamina k e l’8,4% nuovi farmaci anticoagulanti orali. Il 30,7% pazienti era trattato con l’aspirina e il 20,1% con un anticoagulante orale associato ad almeno un antipiastrinico.
Analizzando la scelta della terapia antitrombotica a seconda del punteggio di rischio di ictus, EORP-AF ha rilevato un significativo divario tra linee-guida e la pratica clinica: la terapia anticoagulante orale era prescritta anche in pazienti a basso rischio (score CHA2DS2-VASc = 0, probabile sovratrattamento) e meno di quanto raccomandato nei pazienti ad alto rischio (score CHA2DS2-VASc = 8 e 9). Dei pazienti con CHA2DS2-VASc uguale a 0 il 56,4% riceveva la terapia anticoagulante orale, il 16,8% un’altra terapia antitrombotica e il 26,3% nessuna terapia antitrombotica. Al contrario, solo il 66,7% dei pazienti a più alto rischio di ictus con CHA2DS2-VASc uguale a 9 era trattato con l’anticoagulante orale e il 33,3% con altri farmaci antitrombotici per lo più con l’aspirina che però è poco efficace nella prevenzione dell’ictus.
Infine è stato riscontrato che, diversamente da quanto raccomandato dalle linee guida ESC, uno score HAS-BLED alto non era tenuto in considerazione per escludere la scelta della terapia anticoagulante orale. Tuttavia c’era una maggiore tendenza da parte dei medici ad usare l’aspirina nei pazienti ad alto rischio di sanguinamento.
Conclusioni
Le conclusioni che si possono trarre alla luce di questi dati preliminari sono che sta crescendo l’utilizzo della terapia anticoagulante orale, ma è ancora basso l’impiego dei nuovi anticoagulanti (dabigatran, rivaroxaban, apixaban) che sono entrati da poco nella pratica clinica – come è stato evidenziato dal registro europeo PREFER-AF. Non è ancora ottimale l’applicazione delle linee guida per il trattamento dei pazienti a più alto rischio e a più basso rischio di ictus.
“Il registro pilota EORP-AF ha permesso di avere una valutazione tempestiva dello scenario clinico in Europa per quanto riguarda la gestione della fibrillazione atriale”, ha commentato Aldo Maggioni, coordinatore del progetto EORP-AF. Una visione completa della gestione e del trattamento della fibrillazione atriale in Europa, con i dati di morbilità/mortalità e il confronto dei modelli di pratica clinica nella diverse regioni europee, si potrà avere con i risultati di EORP-AF nel lungo che sono attesi per la fine del 2015.
Bibliografia
Lip GYH, Laroche C, Dan GA, et al. A prospective survey in European Society of Cardiology member countries of atrial fibrillation management: baseline results of EuroObservational Research Programme Atrial Fibrillation (EORP-AF) Pilot General Registry. Europace doi:10.1093/europace/eut373
Management of atrial fibrillation still suboptimal in Europe. ESCardio.org 19.12.2014