L'AIAC sui media
Su Doctor33, il commento del Presidente dell’AIAC, Gianluca Botto, sull’obbligo degli impianti sportivi di dotarsi di defibrillatori semiautomatici. “È fuori discussione che negli impianti sportivi ci dovrebbe essere un defibrillatore. Il costo di un defibrillatore è compreso tra i 700 e i 1200 euro, una quota di cui una società sportiva in linea di massima dispone. I problemi semmai sono sul piano della responsabilità che inevitabilmente preoccupa. Ma una vita è sempre una vita”.
L’articolo di Doctor33
“È fuori discussione che negli impianti sportivi ci dovrebbe essere un defibrillatore”. A sottolinearlo, dopo la decisione del gup del Tribunale di Pescara di rinviare a giudizio i medici intervenuti a soccorrere Piermario Morosini, calciatore 24enne del Livorno, morto in campo il 14 aprile 2012 durante Pescara-Livorno, il Presidente Aiac (Associazione italiana di aritmologia e cardiostimolazione) Gianluca Botto, direttore del Laboratorio di Elettrofisiologia presso l’Ospedale Sant’Anna di Como.
I medici incriminati non hanno utilizzato il defibrillatore semiautomatico, da qui la vicenda giudiziaria dopo la quale con il decreto Balduzzi per le società sportive, sia professionistiche sia dilettantistiche, è scattato l’obbligo di dotarsi di defibrillatori semiautomatici. Un obbligo maldigerito dalle piccole società sportive per via degli eccessivi oneri. “Sono assolutamente favorevole al decreto” precisa Botto che aggiunge “il costo di un defibrillatore è compreso tra i 700 e i 1200 euro, una quota di cui una società sportiva in linea di massima dispone. I problemi semmai sono sul piano della responsabilità che inevitabilmente preoccupa. Ma una vita è sempre una vita” sottolinea. “In termini di costo-efficacia è evidente che non è lo sportivo il target principale a cui vincolare la disponibilità dei defibrillatori semiautomatici, ma se la valutazione è di tipo educazionale anche salvare una sola vita è determinante. La medicina dello sport, del resto, ha fatto progressi enormi negli ultimi 20 anni con una riduzione del numero di morti a un terzo”.
Quanto al ruolo della defibrillazione il presidente AIAC ne ribadisce l’importanza. “Ci sono diverse scuole di pensiero” spiega “ma è incontestabile che, al di là delle manovre rianimatorie, non si può prescindere dalla defibrillazione effettuata con tempi rapidi. È dimostrato che la possibilità di salvare una vita con funzioni cerebrali conservate è proporzionale alla rapidità nel tempo d’intervento”. Nessun problema, infine, sull’uso di defibrillatori automatici da parte di personale medico e non non specializzato. “Con un training adeguato tutti possono utilizzare un defibrillatore semi-automatico, basti pensare agli infermieri nelle ambulanze e alla qualità dei loro interventi. Ma, per esempio, il defibrillatore automatico è utilizzato negli aeroporti americani da personale non medico senza problemi e a fronte di una casistica non così elevata” conclude Botto.
Marco Malagutti