Notizie e commenti

Maratona sicura per il cuore

Correre la maratona o la cosiddetta “maratonina” è un’attività associata a rischio basso di arresto cardiaco omdi morte improvvisa. I risultati di uno studio del Massachusetts General Hospital smentiscono una errata convinzione, quella cioè che una prova prolungata e così impegnativa possa rappresentare una sfida rischiosa per un partecipante non professionista.

“It’s a very low incidence of events, and I think there are a couple of ways to put it into context,” ha dichiarato il senior investigator Aaron Baggish (Massachusetts General Hospital, Boston). “You’re much less likely to have a cardiac arrest as a middle-aged marathon runner than you are as a college athlete, as somebody who’s doing triathlons, or even as somebody who’s out doing casual recreational jogging. One of the big take-homes is that marathon running is safe and appears to be very well tolerated.”

Quindi, buone notizie, non a caso provenienti da un Centro ospedaliero incastonato nel cuore di una città sede di una famosa sfida sui 42 chilometri. Dalla lettura dell’articolo pubblicato sul New England Journal of Medicine, arrivano dati importanti: il numero dei maratoneti è più che raddoppiato dal 2000, a testimonianza di una popolarità crescente anche tra gli “amatori” e indubbiamente collegata anche alla maggiore attenzione per il mantenimento della forma da parte di una quota importante della popolazione.

Utilizzando i dati del Race Associated Cardiac Arrest Event Registry (RACER), i ricercatori hanno determinato l’incidenza e l’esito degli arresti cardiaci verificatisi nei dieci anni di maratone e mezze-maratone (200-2010): 10 milioni e 900 mila runners si sono schierati al via e solo 59 hanno sofferto un arresto cardiaco (40 nel corso della “gara lunga”). L’età media era di 42 anni e nell’86 per cento si trattava di maschi

L’incidenza complessiva? Un caso ogni 184 mila corridori, o anche 0,54 per 100.000 runners. Solo per 31 degli atleti colpiti da arresto cardiaco erano disponibili i dati clinici. Dei 59 sfortunati atleti, 8 sono sopravvissuti. La più frequente causa di morte: cardiomiopatia ipertrofica. Anche per questa ragione, la raccomandazione degli autori è di non scoraggiare queste attività sportive, ma di sensibilizzare gli assistiti riguardo l’importanza di un controllo della funzionalitá cardiovascolare per escludere ogni possibile fattore di rischio.

Fonte
Kim J, Malhotra R, Chiampas G, et al. Cardiac Arrest during Long-Distance Running Races. NEJM N Engl J Med 2012; 366: 130-40.

Ultimi articoli

Al via le nuove Aree e Task Force AIAC

In tutto sono state costituite 28 Aree e 7 Task Force, per un totale di 70 Chairman e 170 membri dei gruppi di lavoro. Per conoscere la costituzione ed i dettagli delle singole Aree e Task Force si può consultare la pagina dedicata.

Leggi

Stimolazione del sistema di conduzione nella pratica clinica: la survey EHRA

La survey EHRA, condotta nella primavera del 2022 e recentemente pubblicata su Europace, ha coinvolto 184 elettrofisiologi di 31 nazionalità, provenienti principalmente da centri universitari con in media 12 anni di esperienza nell’impiantistica.

Leggi

Rischio aritmico nel prolasso mitralico: la consensus EHRA

La nuova consensus EHRA pubblicata ad agosto sul giornale Europace descrive l’ampio spettro di quadri clinici e strumentali inerenti il prolasso valvolare e la disgiunzione dell’anulus mitralico e identificando i predittori di aritmie maligne.

Leggi