Palpitazioni tra inappropriatezza e rischio clinico
Quattro casi emblematici presentati al IX Congresso nazionale AIAC a Pisa.
Le palpitazioni sono un sintomo di riscontro molto frequente ma, ad una alta prevalenza, non corrisponde una altrettanta elevata qualità nella gestione del malato. A giudizio di Roberto De Ponti, cardiologo dell’Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi di Varese, alla base del problema è la scadente raccolta anamnestica effettuata dal clinico sia nel setting della medicina generale, sia in Pronto soccorso: incompleta “intervista” al malato, che raramente approfondisce i fattori di origine psicosomatica eventualmente presenti, senza però che ciò trattenga (probabilmente un numero eccessivo di volte) dal ricondurre i sintomi ad una sindrome ansioso-depressiva.
Conseguenza inevitabile è l’avvio di inappropriati percorsi diagnostici e terapeutici: dal medico di medicina generale ad uno specialista di volta in volta selezionato sulla base di sospetti, o paziente direttamente in Pronto soccorso per un malessere considerato soprattutto di origine psicologica. Quattro casi emblematici portati da Roberto De Ponti all’attenzione dei partecipanti al Congresso 2012 dell’Associazione Italiana di Aritmologia e Cardiostimolazione spaventano per l’evidenza di rischio clinico grave.
Quali le possibili soluzioni?
Coinvolgimento non casuale ma sistematico dell’aritmologo e aderenza del percorso assistenziale all’algoritmo pubblicato da Antonio Raviele su Europace nel 2011. Inoltre, ha grande importanza il follow up a distanza per verificare l’andamento del disturbo.
De Ponti si è infine soffermato sulla necessità di stabilire un network efficiente tra medici di medicina generale e specialisti per ottenere una migliore comunicazione e, forse soprattutto, per aumentare le opportunità di formazione in primo luogo versomi medici più giovani.
22 marzo 2012