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Radiazioni? Quanto bastano

L’European Heart Rhythm Association pubblica su Europace una guida pratica per cardiologi per ridurre al minimo la dose di radiazioni nelle procedure di elettrofisiologia e impianti di device.

La filosofia del less is more andrebbe perseguita anche in cardiologia nell’ambito della diagnostica per immagini e delle procedure interventistiche: da un lato andrebbero evitati esami e interventi inutili, soprattutto se comportano l’utilizzo di radiazioni ionizzanti, dall’altro andrebbero ottimizzate le dosi di esposizione.

Negli ultimi vent’anni si è infatti assistito a uno sviluppo dell’elettrofisiologia diagnostica e interventistica che ha portato inevitabilmente – sia per il paziente sia per l’operatore sanitario – a una più alta esposizione radiologica cumulativa che a sua volta si traduce in un più alto rischio cancerogeno. Tuttavia, la consapevolezza delle dosi di esposizioni e dei rischi a essa associata è ancora molto limitata.

Per inquadrare il problema basta tenere in considerazione che almeno due terzi degli esami di imaging utilizzano radiazioni ionizzati X o gamma e molte delle procedure vengono ancora eseguite con il mappaggio fluoroscopico, nonostante l’avvento di tecniche non fuoroscopiche. Rispetto ai colleghi radiologici, i cardiologi hanno un’esposizione professionale maggiore perché, nonostante i sistemi di protezione, sono più vicini alla fonte della radiazione dovendo operare vicino al paziente. Si stima che gli elettrofisiologi e cardiologi interventisti abbiano una dose cumulativa annuale di radiazione tre volte tanto quella dei radiologi. Dopo 30 anni di sala accumulano un extra-rischio di cancro di 1 su 100. La stessa valutazione del rischio riguarda i pazienti che si sottopongono nel corso della sua vita a tre, quattro procedure invasive in sala di cateterismo, incluse anche le radiografie 3D.

Secondo la normative europea è responsabilità di tutti i medici bilanciare l’esposizione alla radiazione versus il guadagno diagnostico e terapeutico dell’imaging (giustificazione) e minimizzare i pericoli collegati ai rischi delle radiazioni per i loro pazienti, per il loro staff e per loro stessi (ottimizzazione). L’EHRA practical guide, pubblicata recentemente sulla rivista Europace, entra proprio nel merito quantificando il problema delle sorgenti di radiazioni naturali, mediche e professionali e raccogliendo una serie di nozioni fondamentali di radioprotezioni e regole pratiche per ridurre la dose radiologica.

“Questa guida – spiegano gli autori – è focalizzata alle tecniche per ottimizzare la protezione”. Lo scopo è far vedere come una riduzione della dose radiologia, che mantenga una buona qualità dell’immagine, potrebbe essere facilmente implementata nell’organizzazione e attività quotidiana dei laboratorio di cateterismo.

“Seguendo queste indicazioni si potrebbe ridurre di almeno un ordine di grandezza l’esposizione radiologica tanto del paziente quanto del personale sanitario”. Non ci dovrebbero essere più scuse per prendere consapevolezza delle dosi di esposizione e dei rischi a essa connessa e per mettere in pratica i principi di radioprotezione per una cultura della sicurezza e della giustificazione radiologica: a slow as reasonably achievable.

Sei cose da ricordare

1. Valutare l’esposizione alla radiazione ragionando in termini di “dose effettiva” (in mSv) e non di “tempi fluoroscopici”. Stimare la dose effettiva convertendo i valori prodotto dose area con fattori di conversione aggiustati per età e genere femminile.

2. Ridurre il frame rate della fluoroscopia a ≤3/sec, ridurre l’energia per frame (modalità bassa dose), non usare l’acquisizione in cine ma registrare da fluoroscopia, e ottimizzare la collimazione alla sola regione di interesse.

3. Correggere il frame rate, l’energia per frame e la collimazione durante tutta la procedura: assegnare a un infermiere questo specifico compito.

4. Considerare misure di riduzione dell’esposizione anche in caso di sistemi non fluoroscopici.

5. Proteggere se stessi (idealmente dietro una cabina o con altri sistema di protezione che includano anche la testa) e tutto il personale in sala di cateterismo.

6. Alla fine della procedura riportare il calcolo della dose effettiva di esposizione da procedura nel referto del paziente e anche allo staff: un feedback quotidiano è il miglior stimolo per migliorare la riduzione della dose di radiazioni.



Bibliografia
Heidbuchel H, Wittkampf FHM, Vano E, et al. Practical ways to reduce radiation dose for patients and staff during device implantations and electrophysiological procedures. EUROPACE doi: 10.1093/europace/eut409First published online: May 2, 2014

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