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TAO nella gestione italiana della FA

L’Italia si caratterizza per un minore utilizzo degli antagonisti della vitamina K e più frequenti misurazioni dell’INR. Sul Giornale Italiano di Cardiologia il confronto dei dati della popolazione italiana del registro europeo PREFER in AF con quelli di altri paesi partecipanti.

La fibrillazione atriale (FA) è uno dei più comuni disturbi del ritmo cardiaco, con una prevalenza stimata nei paesi sviluppati dell’1,5-2% nella popolazione generale ed un aumento correlato all’età. Inoltre comporta un aumento di 5 volte del rischio di ictus ischemico, di 3 volte di scompenso cardiaco, nonché un aumento del 50-90% del rischio di morte. Gli anticoagulanti orali offrono la migliore opzione di prevenzione del tromboembolismo associato alla FA, ma l’implementazione di tale terapia è tuttora subottimale come dimostrano i primi dati del Registro europeo PREFER in AF che ha valutato insieme alle caratteristiche cliniche dei pazienti con FA, l’aderenza alle linee guida nella prescrizione della terapia anticoagulante orale, la qualità di vita e il grado di soddisfazione al trattamento dei pazienti.

Sull’ultimo numero del Giornale Italiano di Cardiologia Raffaele De Caterina e colleghi italiani a nome dello Steering Committee del Registro Europeo PREFER in AF hanno presentato i dati della visita basale dei pazienti italiani inclusi in questo registro europeo. “Le caratteristiche peculiari di questo registro lo differenziano da quelli precedentemente condotti in Italia in tema di FA: in primo luogo perché il registro PREFER in AF permette di confrontare i dati della popolazione italiana con quelli delle popolazioni degli altri paesi europei partecipanti in termini di caratteristiche cliniche, gestione e monitoraggio della patologia; in secondo luogo perché comprende un’analisi della QoL e del grado di soddisfazione al trattamento dei pazienti, entrambi variabili importanti per la loro relazione con l’aderenza terapeutica. Infine, diversamente dagli altri registri, il PREFER in AF prevede una visita di follow-up ad 1 anno dall’arruolamento, che consentirà di analizzare l’evoluzione della variabili considerate”.

Lo studio
Nel Registro sono stati arruolati tutti i pazienti consecutivi con FA afferenti a Centri ad alto volume, con documentazione di FA nei precedenti 12 mesi. I pazienti sono stati valutati all’arruolamento e a 12 mesi di follow-up. Il registro ha arruolato 1888 pazienti italiani su un totale di 7243 pazienti europei, con un’età media di 70,9 anni. Comorbilità prevalenti erano rappresentate da ipertensione (73,5%), dislipidemie (38,7%) e obesità (21,9%). La valutazione del rischio tromboembolico, effettuata con il punteggio CHA2DS2-VASc, ha evidenziato che solo il 4,7% dei pazienti italiani aveva un punteggio = 0, mentre l’11,3% e l’84% avevano rispettivamente un punteggio = 1 e ≥2. L’Italia è risultata il paese europeo con il minor utilizzo di antagonisti della vitamina K (71,6%; media europea: 78,3%) e il più alto valore medio di misurazioni dell’international normalized ratio (INR), a fronte di un tempo in range terapeutico (72,2%) superiore in Europa solo rispetto a quello della Spagna. Solamente il 36% dei pazienti italiani ha riportato di non avere difficoltà ad assumere la terapia rispetto al 70,3% dei pazienti europei.

Conclusioni
L’Italia si caratterizza per un minore utilizzo degli antagonisti della vitamina K e più frequenti misurazioni dell’INR. I pazienti italiani manifestano una maggiore insoddisfazione al trattamento e una difficoltà di gestione della terapia anticoagulante. L’impiego dei nuovi anticoagulanti orali, grazie a una più facile gestione della terapia, potrebbe contribuire a migliorare l’aderenza e la persistenza in terapia dei pazienti con FA, nonché avere un impatto positivo sulla qualità di vita.

“Lo studio – commenta il Giornale Italiano di Cardiologia – fornisce ottimi spunti che ci mostrano quanto margine ci sia ancora per ottimizzare alcuni aspetti critici nella gestione della FA, al fine di ridurre quanto più possibile l’impatto di questa aritmia sulla prognosi e sulla qualità di vita dei pazienti. Il commento editoriale di Giuseppe Di Pasquale et al. consente inoltre di addentrarci più in profondità nella comprensione dei potenziali bias di selezione di questi registri, e in generale nei vantaggi e limiti dell’utilizzare questi strumenti epidemiologici per fotografare la realtà di alcune patologie.”

Bibliografia
De Caterina R, Renda G, Sangiuolo R, et al. A nome dello Steering Committee del Registro Europeo PREFER in AF. La gestione del rischio tromboembolico nei pazienti con fibrillazione atriale in Italia:
dati al basale del Registro Europeo PREFER in AF
. G Ital Cardiol 2014; 15: 99-109.

Di Pasquale G, Riva L, Zagnoni S. Terapia anticoagulante orale della fibrillazione atriale in Italia: a che punto siamo? G Ital Cardiol 2014; 15: 123-5.

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