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La prima dimostrazione che l’utilizzo del defibrillatore semiautomatico salva la vita anche quando a premere il bottone sono i “non addetti ai lavori”

A cura di Alessandro Zorzi e Simone Savastano (Co-chairmen Area Arresto cardiaco extraospedaliero dell’AIAC)

Lo scorso agosto, dopo un lungo iter parlamentare, è stata approvata una nuova Legge sui defibrillatori semiautomatici/automatici che non solo ne autorizza esplicitamente l’uso anche da parte di persone senza alcuna formazione ma ne promuove una più ampia distribuzione sul territorio. Eppure in Italia, fino al 2001, l’uso di un defibrillatore anche se semiautomatico era di esclusiva pertinenza medica e il suo utilizzo da parte di “non addetti ai lavori” avrebbe potenzialmente configurato il reato di esercizio abusivo di professione.

Uno studio fondamentale che ha dimostrato che anche il personale non sanitario può soccorrere efficacemente una vittima di arresto cardiaco è stato pubblicato sul New England Journal of Medicine nel 2001. Gli autori hanno riportato l’outcome di un progetto di defibrillazione precoce che ha coinvolto il personale di sicurezza dei Casino’ di Las Vegas (luoghi dove certo le emozioni forti non mancano).

Figura 1. Lo studio di Valenzuela et al. pubblicato nel 2001 sulla rivista New England Journal of Medicine.

Durante un periodo di osservazione di poco più di due anni, ben 105 pazienti con un ritmo iniziale da fibrillazione ventricolare (su un totale di 148 arresti cardiaci) sono stati trattati con un defibrillatore semiautomatico. La sopravvivenza alla dimissione ospedaliera è stata del 53%, e saliva addirittura al 74% nel sottogruppo con arresto cardiaco testimoniato che ha ricevuto il primo shock entro i 3 minuti. Il dato appare ancora più clamoroso se si considera che lo studio è stato svolto alla fine degli anni ’90: per confronto, gli autori sottolineano che all’epoca la sopravvivenza all’arresto cardiaco extra-ospedaliero in grosse città degli Stati Uniti era appena del 5%.

Lo studio di Valenzuela et al., una vera Pietra Miliare della letteratura scientifica sull’argomento, ha aperto la strada a numerosi altri report che negli anni hanno dimostrato come la defibrillazione precoce sia, insieme alle compressioni toraciche, l’unica vera terapia in grado di migliorare la sopravvivenza all’arresto cardiaco extra-ospedaliero, come dimostrato in “Mondo visione” dal caso del calciatore Eriksen questa estate.

 

Bibliografia

Valenzuela TD, Roe DJ, Nichol G, Clark LL, Spaite DW, Hardman RG. Outcomes of rapid defibrillation by security officers after cardiac arrest in casinos. N Engl J Med. 2000 Oct 26;343(17):1206-9.

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