S-ICD di ultima generazione in pazienti con cardiomiopatie e canalopatie: dati da un ampio registro multicentrico

I pazienti affetti da cardiomiopatie e canalopatie costituiscono un gruppo eterogeneo di pazienti ad aumentato rischio di morte cardiaca improvvisa (sudden cardiac death – SCD) e aritmie ventricolari potenzialmente letali. Questi pazienti, generalmente più giovani rispetto alla tipica popolazione di pazienti con defibrillatore cardiaco impiantabile (ICD), hanno però un’aspettativa di vita quasi normale grazie alla protezione contro la SCD fornita appunto dagli ICD.
Il miglioramento della sopravvivenza dovuto alla terapia con ICD è associato tuttavia a un tasso significativo di shock inappropriati (IS) e di complicazioni legate all’elettrocatetere, tasso che si rivela più elevato rispetto alla popolazione generale con ICD.
L’ICD sottocutaneo (S-ICD) è oggi riconosciuto come un’alternativa efficace all’ICD transvenoso (TV-ICD) per la prevenzione della SCD tra i pazienti ad alto rischio che non necessitano di pacing o di terapia di risincronizzazione cardiaca. Oltre a mostrare la stessa efficacia nell’interrompere le aritmie ventricolari pericolose per la vita, l’S-ICD consente infatti di ridurre il rischio di infezione sistemica e di failure dell’elettrocatetere, che sono le complicanze più comuni del TV-ICD e che spesso richiedono una revisione chirurgica.
La terapia con S-ICD si è evoluta nel corso degli anni e i dati più recenti dimostrano che l’uso di cut-off ad alta frequenza e di algoritmi di filtraggio e discriminazione degli elettrogrammi di ultima generazione hanno ridotto in modo significativo i tassi di IS. Con i dispositivi di ultima generazione, il tasso riportato è pari al 2,4%/anno. Tuttavia, sono stati condotti pochi studi sulle prestazioni degli S-ICD in pazienti con cardiomiopatie e canalopatie. A causa delle alterazioni della depolarizzazione/ripolarizzazione dell’elettrocardiogramma (ECG) a cui sono predisposti, questi pazienti presentano un rischio potenzialmente maggiore di double counting del QRS o di oversensing delle onde P e/o T (TWO), che possono indurre l’erogazione di IS.
Un nuovo studio di Migliore et al. (1) si è proposto pertanto di valutare il tasso di IS, le terapie appropriate e le complicanze legate al dispositivo in pazienti con cardiomiopatie e canalopatie sottoposti a impianto di un S-ICD di ultima generazione da gennaio 2016 a dicembre 2020 e seguiti per i due anni successivi (fino a dicembre 2022).
Lo studio ha analizzato retrospettivamente i dati raccolti nell’ambito del registro prospettico “Rhythm Detect”.
Uno shock è stato classificato come inappropriato quando è stato erogato per qualsiasi ritmo diverso da VF o VT, comprese le aritmie sopraventricolari, l’oversensing cardiaco/non cardiaco o il malfunzionamento del dispositivo o dell’elettrocatetere. Per l’analisi dell’efficacia della terapia, invece, è stato considerato il momento in cui il primo shock ha convertito con successo l’AV in ritmo sinusale e l’efficacia finale. Infine, le complicanze sono state definite come eventi che hanno portato a un intervento o a un prolungamento dell’ospedalizzazione e hanno incluso l’infezione del dispositivo, il riposizionamento o la sostituzione dell’elettrocatetere e altre complicanze correlate all’elettrocatetere o al generatore. I tassi di endpoint sono stati valutati a 12 mesi e sono stati misurati anche i tassi di sopravvivenza cumulativa per l’intero periodo di follow-up.
Il tasso di IS a 12 mesi è stato pari al 4,6% [95% CI: 2,8-6,9] nei pazienti con cardiomiopatie e dell’1,1% (95% CI: 0,1-3,8) nei pazienti con canalopatie (P = 0,032). L’oversensing non cardiaco è stata la principale causa di IS, suggerendo l’effetto potenzialmente positivo degli S-ICD di ultima generazione nel ridurre le IS dovute all’oversensing delle onde T (TWOS).
Il tasso di shock appropriati a 12 mesi era invece del 2,3% (95% CI: 1,1-4,1) nei pazienti con cardiomiopatie e del 2,1% (95% CI: 0,6-5,3) nei pazienti con canalopatie (P = 1,0). Il tasso di complicanze legate al dispositivo è stato rispettivamente dello 0,9% (95% CI: 0,3-2,3) e del 3,2% (95% CI: 1,2-6,8) (P = 0,074). La gestione di tutte le complicanze legate al dispositivo che hanno richiesto un intervento chirurgico è stata sicura ed efficace.
L’S-ICD è stato efficace nel porre fine all’aritmia ventricolare clinica e non è stata segnalata la necessità di espiantare l’S-ICD e di reimpiantare il TV-ICD per la terapia ATP (pacing antitachicardico). La necessità di pacing è stata bassa, verificandosi nello 0,8% della popolazione complessiva.
Secondo i risultati dello studio, concludono gli autori, gli S-ICD di ultima generazione possono essere una valida alternativa ai TV-ICD nei pazienti con cardiomiopatie e canalopatie che non necessitano di stimolazione anti-bradicardia o di terapia ATP. Tuttavia, è necessario considerare il rischio potenziale di IS, dovuto principalmente all’oversensing non cardiaco. I risultati suggeriscono infatti il potenziale effetto positivo degli S-ICD di ultima generazione nel ridurre gli IS dovuti a TWOS.
Fonte
- Migliore F, Biffi M, Viani S, Pittorru R, Francia P, Pieragnoli P, De Filippo P, Bisignani G, Nigro G, Dello Russo A, Pisanò E, Palmisano P, Rapacciuolo A, Silvetti MS, Lavalle C, Curcio A, Rordorf R, Lovecchio M, Valsecchi S, D’Onofrio A, Botto GL. Modern subcutaneous implantable defibrillator therapy in patients with cardiomyopathies and channelopathies: data from a large multicentre registry. Europace. 2023 Aug 2;25(9):euad239. doi: 10.1093/europace/euad239.