Tecnica intermuscolare a due incisioni per l’impianto del defibrillatore cardiaco impiantabile sottocutaneo: follow up a 3 anni

Il defibrillatore cardiaco impiantabile sottocutaneo (S-ICD) è un’alternativa efficace e riconosciuta all’ICD transvenoso (TV-ICD) e consente infatti di ridurre il rischio di infezione sistemica e di failure dell’elettrocatetere, che sono le complicanze più comuni del TV-ICD e che spesso richiedono una revisione chirurgica.
La configurazione senza elettrocatetere intracardiaco rende l’S-ICD una scelta preferibile soprattutto per i pazienti giovani con malattie aritmogene ereditarie e una lunga aspettativa di vita, nei pazienti ad alto rischio di infezione, nei soggetti con accesso vascolare inadeguato o con precedente infezione/failure di TV-ICD quando non vi siano indicazioni concomitanti al pacing.
La tecnica tradizionale di impianto dell’S-ICD, che prevede tre incisioni e l’inserimento del generatore di impulsi sotto il tessuto sottocutaneo, è cambiata significativamente nel tempo.
È stata introdotta infatti una nuova tecnica che utilizza due incisioni e una tasca intermuscolare (IM) per il generatore. Tuttavia, mancano dati sui risultati a lungo termine della nuova tecnica. Lo scopo di un recente studio di Migliore et al.1 è stato quindi quello di valutare l’esito a lungo termine dei pazienti sottoposti a impianto di S-ICD con la tecnica IM a due incisioni grazie a un follow-up di 3 anni.
La popolazione in studio era costituita da 105 pazienti consecutivi (79 maschi; mediana 50 [13-77] anni) sottoposti a impianto di S-ICD con tecnica IM a due incisioni. L’endpoint primario composito dello studio consisteva in complicanze correlate al dispositivo e shock inappropriati (IAS). Gli endpoint secondari includevano invece i singoli componenti dell’endpoint primario, morte per qualsiasi causa, terapia appropriata, eventi cardiaci avversi maggiori, ospedalizzazione per insufficienza cardiaca e trapianto di cuore.
Secondo il PRAETORIAN score, il rischio di failure della conversione è stato classificato come basso in 99 pazienti (94,3%) e intermedio in 6 (5,7%). La fibrillazione ventricolare è stata convertita con successo a ≤65 J nel 97,4% dei pazienti. Durante un follow-up mediano di 39 (16-53) mesi, 10 pazienti (9,5%) hanno manifestato complicanze correlate al dispositivo e 9 (8,5%) pazienti hanno riportato IAS. Le complicanze associate all’elettrocatetere sono state le più comuni (5 pazienti, 4,7%), inclusi 2 casi di rottura dell’elettrocatetere (1,9%).
Le complicanze legate alla tasca sono state riportate solo in 2 pazienti (1,9%). L’oversensing extracardiaco (3,8%) ha rappresentato la principale causa di IAS, mentre non sono stati registrati episodi di oversensing dell’onda T. Dodici pazienti (11,4%) hanno subito shock appropriati. Otto pazienti (7,6%) sono deceduti durante il follow-up. Gli IAS o le complicanze correlate al dispositivo non hanno avuto un impatto sulla mortalità.
I tassi complessivi di complicanze correlate al dispositivo e di IAS nei 3 anni di follow-up sono stati rispettivamente del 9,5% e dell’8,5%. Secondo i risultati dello studio, la tecnica intermuscolare a due incisioni consente un posizionamento ottimale del dispositivo ottenendo un basso PRAETORIAN score con un alto tasso di conversione e una bassa incidenza di complicanze della tasca, e non sembrerebbe influire sull’insorgenza di IAS.
Fonte
1. Migliore F, Pittorru R, Giacomin E, et al. Intermuscular two-incision technique for implantation of the subcutaneous implantable cardioverter defibrillator: a 3-year follow-up. J Interv Card Electrophysiol. 2023 Jan 20. doi: 10.1007/s10840-023-01478-z.