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“S-ICD: sentiment, clinica e tecnologia”. I risultati della survey

La survey “S-ICD: sentiment, clinica e tecnologia” ha l’obiettivo di raccogliere il parere degli specialisti che ogni giorno si confrontano con l’impianto di dispositivi cardiaci, sondando le loro opinioni in merito alle indicazioni cliniche, le prestazioni e gli sviluppi tecnologici del defibrillatore sottocutaneo (S-ICD). Di seguito i risultati.

Risposte date al settimo quesito (pubblicato il 21 novembre 2018):

Quesito 7

Risposte date al sesto quesito (pubblicato il 14 novembre 2018):

Gli shock dell’S-ICD non sono associati a danno miocardico a differenza degli shock da ICD transvenoso, appropriati o meno, che sono associati a un aumento da 2 a 10 volte del rischio di morte. D’Onofrio et al. hanno dimostrato che i marker di lesione cardiaca e di stress emodinamico non sono aumentati dopo l’impianto del sistema S-ICD né 6 né 24 ore dopo lo shock: ciò suggerisce che lo shock del sistema S-ICD non provochi lesioni cardiache. I livelli di biomarker sono stati valutati in pazienti diversificati in base alla frazione di eiezione, senza osservare aumenti significativi neanche nella coorte con bassa frazione d’eiezione.

Per approfondire:
– D’Onofrio et al. Effects of defibrillation shock in patients implanted with a subcutaneous defibrillator: a biomarker study. Europace 2017; 1(20): f233 – f239.

Risposte date al quinto quesito (pubblicato il 7 novembre 2018):

quesito-5
Le complicanze acute e croniche associate agli ICD transvenosi sono più diffuse di quanto in genere riconosciuto. I dati in letteratura riportano valori piuttosto elevati. In termini di infezioni, malfunzionamento del dispositivo, malfunzionamento dell’elettrocatetere, dislocamento dell’elettrocatetere, versamento pericardico, evento trombotico, reintervento per complicanze della tasca, ematoma e pneumotorace la letteratura riporta un tasso di complicanze correlate del 15,5% in 6 anni.
I malfunzionamenti dell’elettrocatetere sono purtroppo frequenti anche per gli elettrocateteri non affetti da recall. Il database OPTUM ha mostrato un tasso di complicanze in 10 anni pari al 25%. Infine, numerosi studi hanno dimostrato che i pazienti sono sopravvissuti più dei loro elettrocateteri transvenosi.

Risposte date al quarto quesito (pubblicato il 31 ottobre 2018):

Il registro ELECTRa ha mostrato che esiste una mortalità post-estrazione di elettrocatetere infetto significativa, con circa 1 paziente su 6 deceduto a seguito della procedura. L’impianto di S-ICD dopo estrazione di un ICD transvenoso sembra essere una pratica percorribile molto valida. I pazienti con reimpianto di un S-ICD dopo estrazione di un ICD transvenoso presentavano basse percentuali di complicanze maggiori e di mortalità rispetto ai dati pubblicati per i dispositivi transvenosi. Questo suggerisce che S-ICD rappresenta un’alternativa idonea per il reimpianto nei pazienti sottoposti ad estrazione.

Per approfondire:
– Boersma et al. Implant and mid-term outcomes of the complete EFFORTLESS subcutaneous implantable-defibrillator cohort. JACC 2017; 70,7.

Risposte date al terzo quesito (pubblicato il 24 ottobre 2018):

Quesito 3

Evidenze cliniche sostanziali mostrano che il sistema S-ICD è una scelta terapeutica appropriata per la maggior parte dei pazienti a rischio di morte cardiaca improvvisa. In base ai risultati della survey italiana sul defibrillatore impiantabile sottocutaneo (S-ICD, Why not?), l’89% di tutti i pazienti con indicazione per ICD erano idonei a ricevere un S-ICD. In altre parole, la survey ha evidenziato una elevata sovrastima nell’utilizzo dei sistemi VR e DR confrontati con l’S-ICD rispetto alle indicazioni da linee guida I pazienti che potrebbero giovarsi di un sistema S-ICD vedrebbero eliminate tutte le complicanze relative agli elettrocateteri transvenosi quali dislocazioni, infezioni, e problemi di malfunzionamento.

Risposte date al secondo quesito (pubblicato il 17 ottobre 2018):

I pazienti con alto rischio infettivo possono particolarmente beneficiare di un impianto di S-ICD, come raccomandato nelle linee guida. I fattori predittivi di infezione includono diabete mellito, scompenso cardiaco, insufficienza renale e infezione pregressa del dispositivo. Quest’ultima influenza negativamente il rapporto rischio/beneficio soprattutto nei pazienti in prevenzione primaria. Oltre il 70% dei pazienti con indicazioni all’ ICD di età superiore ai 60 anni presenta almeno un fattore predittivo di infezione del dispositivo. Il diabete aumenta il rischio di infezione del dispositivo fino a 3 volte e l’insufficienza renale fino a 4 volte.

Per approfondire:
– Lekkerkerker JC et al. Risk factors and time delay associated with cardiac device infections: Leiden device registry. Heart 2009; 95.
– Polyzos KA et al. Risk factors for cardiac implantable electronic device infection: a systematic review and meta-analysis. Europace 2015; 17(5): 767-777.

Risposte date al primo quesito (pubblicato il 10 ottobre 2018):

Evidenze cliniche sostanziali mostrano che il sistema S-ICD è una scelta terapeutica appropriata per la maggior parte dei pazienti a rischio di morte cardiaca improvvisa. Inoltre le linee guida AHA/ACC/HRS 2017 raccomandano l’S-ICD nei pazienti che presentano un accesso vascolare inadeguato o un elevato rischio di infezioni, e nei quali la stimolazione per la bradicardia o per l’interruzione della TV o come parte della CRT non sia necessaria. Il rischio di infezioni sembra essere più basso con gli S-ICD rispetto agli ICD transvenosi. Pertanto, un S-ICD può essere preferibile nei pazienti con elevato rischio di infezioni, come quelli con precedente infezione del dispositivo, insufficienza renale cronica end-stage, diabete mellito o con immunodepressione cronica.

 

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