La survey “S-ICD: dalle indicazioni alla pratica clinica” aveva lo scopo di indagare le percezioni e le abitudini dei cardiologi italiani in tema di defibrillatore sottocutaneo.
Nell’arco di sei settimane sono stati pubblicati sei quesiti relativi a screening, procedura di impianto e gestione dei pazienti con S-ICD. Di seguito, i risultati.
Screening
Lo screening è ancora necessario per valutare un buon sensing dal dispositivo, ma non è più necessario per valutare ed eliminare il rischio del T-Wave oversensing dato che gli algoritmi del dispositivo con Smart Pass lo gestiscono in modo efficiente. L’Automatic screening tool aiuterà a standardizzare la procedura e aumentare la sensibilità del processo.

Limitazioni nell’adozione della terapia
La Survey italiana “S-ICD Why not?” ha evidenziato che uno dei limiti indicati all’adozione della terapia con S-ICD è il costo del sistema. Ma il recente studio del Dr.Lambiase “A propensity matched case-control study…” dimostra che anche se il costo S-ICD è più alto, è correlato con un minor tasso di complicanze rispetto ai sistemi transvenosi con un rischio di riduzione relativo del 70% pertanto la somma del costo del device + costo delle complicanze risulta comparabile nelle due tecnologie ed il costo più alto dell’ s-icd è bilanciato nel corso di 5 anni.

Indicazioni all’impianto
Le ultime linee guida ESC sanciscono di considerare l'impianto di un S-ICD in tutti quei pazienti con indicazione all'ICD che non presentano necessità di pacing, CRT o ATP. Inoltre sottolineano che l'S-ICD può essere un'alternativa particolarmente utile in tutti i pazienti giovani con lunga aspettativa di vita, che non hanno un accesso vascolare praticabile o a seguito di rimozione di un ICD transvenoso a seguito di infezione.
Recenti studi clinici hanno dimostrato che l'S-ICD è una terapia adatta a tutti i pazienti, senza limitazioni in termini di tipologia di cardiopatia, di prevenzione o di comorbidità, e che l’esigenza di cambiare, in futuro, il sistema S-ICD per la comparsa di indicazioni alla stimolazione antibradicardica, CRT o ATP è minima.

Gestione del paziente post impianto
Dati da studi clinici dimostrano che i portatori di S-ICD sono soggetti a un numero inferiore di complicanze e che queste hanno un impatto decisamente meno pericoloso di quelle legate alla presenza dei lead transvenosi. Ad esempio, sono state registrate zero infezioni sistemiche o endocardiche. Gran parte delle complicanze nei portatori di S-ICD sono state gestite in modo non invasivo; ad esempio, le infezioni sono state gestite con semplice terapia antibiotica.
La gestione del dispositivo e del follow-up è notevolmente semplificata grazie a un'interfaccia del programmatore veramente semplice da interpretare, la quale fornisce molte informazioni diagnostiche, come il monitor della FA. Inoltre, il monitoraggio remoto Latitude fornisce le stesse informazioni che si possono ottenere al follow-up ambulatoriale permettendo quindi una gestione nel lungo periodo molto semplificata.

Adozione della terapia
La survey italiana “S-ICD Why not?” ha evidenziato un'elevata sovrastima nell’utilizzo dei sistemi VR e DR confrontati con l’S-ICD rispetto alle indicazioni delle linee guida. In pratica, se le indicazioni all’impianto venissero fornite in base alle linee guida, circa l’88% dei pazienti potrebbe giovare di un sistema S-ICD, il quale elimina tutte le complicanze relative agli elettrocateteri transvenosi, quali quelle relative all’impianto, alle infezioni, alle failure, alle endocarditi e alle estrazioni.

Tecniche di impianto
Dati da studi clinici dimostrano che le complicanze sono soggette all'effetto della curva di apprendimento della qualità dell'impianto. In questi anni la standardizzazione della metodica di impianto e le innovazioni delle tecniche di impianto hanno portato a outcome migliori per il paziente. Modellazioni computerizzate hanno fornito indicazioni sul posizionamento ottimale di lead e can sulla fascia profonda, mentre la tecnica a due incisioni e la tecnica intramuscolare si sono dimostrate sicure, affidabili ed efficaci, e sono ormai considerate una valida soluzione per la gestione di complicanze chirurgiche. In aggiunta, nuove tecniche anestesiologiche ad hoc - ad es. Serratus Plane Block - rendono l’impianto agevole per l’operatore, mantenendo in sicurezza il paziente.
