Decalogo per ridurre l’esposizione radiologica durante procedure elettrofisiologiche

Massimiliano Maines, Cardiologia, Ospedale S. Maria del Carmine di Rovereto (TN)

Nonostante l’avvento della tecnologia non fluoroscopica, l’uso di radiazioni ionizzanti rimane al momento fondamentale nelle procedure interventistiche elettrofisiologiche con una significativa esposizione radiologica sia per i pazienti che per gli operatori. Oltre a valutare la necessità e giustificare l’uso di radiazioni per realizzare le procedure, i medici hanno anche il compito di valutare le opzioni per ridurre tale esposizione.

Scopo di questo decalogo è offrire alcuni consigli molto pratici su come ridurre l’esposizione dei pazienti e del personale di sala durante le procedure interventistiche elettrofisiologiche.

Il decalogo  

    1. Requisiti essenziali del sistema radiogeno
      L’apparecchiatura utilizzata in elettrofisiologia deve essere equipaggiata con un generatore potente, in grado quindi di produrre un fascio Rx a regime impulsato, anche ad un elevato frame rate quando necessario. E’ inoltre indispensabile che il sistema regoli automaticamente i parametri espositivi (tensione, corrente, durata degli impulsi ecc.) in funzione dalla corporatura del paziente.
    2. Utilizzo delle filtrazioni aggiuntive all’uscita della sorgente radiogena
      Un sistema radiologico dotato di un potente generatore permette l’utilizzo di filtrazioni aggiuntive (tipicamente combinazioni Al 1.0 mm e Cu da 0.1a 0.9 mm). L’effetto della filtrazione aggiuntiva consiste nella marcata riduzione della radiazione molle dello spettro di Bremsstrahlung del fascio Rx. Quest’ultima aumenta la dose alla cute del paziente senza concorrere alla formazione dell’immagine. E’ pertanto fondamentale, in fase di collaudo, predisporre protocolli di acquisizione con differenti filtrazioni aggiuntive a seconda della corporatura del paziente.
    3. Ridurre il frame-rate
      Ridurre il frame-rate dal valore nominale di 25-30 fotogrammi al secondo (fps) fino a 3 fps, in base alla qualità dell’immagine richiesta. Il frame-rate dovrebbe essere impostato il più basso possibile. La maggior parte delle manovre elettrofisiologiche possono essere facilmente eseguite con 3 fps, e spesso 1 fps può essere sufficiente.
    4. Modificare le impostazioni e il grado di collimazione durante tutta la procedura
      Usare i filtri, ridurre l’uso  della proiezione obliqua anteriore sinistra (LAO) durante procedure di ablazione poiché porta ad una dose maggiore del 40-50% per i pazienti rispetto all’obliqua anteriore destra (RAO) (perché l’irraggiamento di tessuti radioopachi come la colonna vertebrale e il tessuto cardiaco portano inevitabilmente ad un aumento del rateo di dose da parte del sistema radiogeno).
    5. Utilizzare la scopia cercando di evitare l’uso di grafia
      Durante l’uso di grafia la dose erogata nell’unità di tempo è indicativamente 10 volte superiore rispetto all’uso di fluoroscopia.
    6. Corretto posizionamento del paziente e del sistema radiogeno
      Il detettore va posizionato sopra il paziente supino, il più possibile vicino alla cute dello stesso. Si ottiene in tal modo una buona qualità dell’immagine, contenendo al contempo la radiazione diffusa verso gli operatori. Con l’intento di assicurare un’agevole manovrabilità del sistema radiogeno, l’isocentro dell’apparecchiatura va inoltre posizionato in prossimità della regione anatomica investigata.
    7. Evitare l’uso di radiazioni a livello di organi e/o tessuti radiosensibili
      Evitare lo screening della zona pelvica durante l’avanzamento dei cateteri dall’inguine, soprattutto nelle giovani donne.
    8. La protezione del medico e del personale di sala
      La protezione è di cruciale importanza per la riduzione dell’esposizione, e deve essere realizzata a diversi livelli (uso dei sistemi protezione: camice piombato, occhiali piombati, collare piombato, uso barriere, cabina o sistema di protezione dell’operatore sospeso).
    9. Inserire il dato di esposizione radiologica nel referto finale della procedura
      Il monitoraggio del dato dosimetrico è essenziale in un’ottica di riduzione dell’esposizione dei pazienti e degli operatori. E’ auspicabile che il valore del  prodotto dose per area venga comunicato al paziente ed al team di sala a fine procedura, nonché registrato in un apposito archivio. Il feedback quotidiano è infatti la miglior motivazione per tendere, in un’ottica di miglioramento continuo, ad un uso sempre più appropriato delle radiazioni.
    10. Utilizzare i sistemi di navigazione non fluoroscopia
      Sfruttare al massimo la loro capacità di navigare nelle camere cardiache senza bisogno dell’ uso di radiazioni, specialmente nei pazienti più giovani.

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